Cosa implica essere cittadini in una società sempre più interconnessa? A questa domanda, per certi versi scomoda ma attualissima, risponde il saggio di Alfonso Fuggetta, professore ordinario di Informatica presso il Politecnico di Milano nonché amministratore delegato e direttore scientifico di Cefriel, che analizza i riflessi che la trasformazione digitale proietta sulla vita di ognuno di noi, nel suo libro: “Cittadini ai tempi di Internet. Per Una cittadinanza consapevole nell’era digitale”, Franco Angeli.
E poi ancora: quali capacità hanno i nativi digitali di essere anche maturi digitali? Perché essere abituati a ragionare nel linguaggio di Internet, non significa necessariamente aver interiorizzato e compreso quale sia qualitativamente il miglior modo di vivere in una società interconnessa.
Internet ha infatti due facce di una stessa medaglia: da un lato è pericoloso per alcuni contenuti intrisi di violenza, di falsa informazione, di rischi per la nostra privacy , ma dall’altro è un’opportunità, costruita sulla condivisione agile del sapere, di prevedere nuove forme di apprendimento e di comunicare più facilmente.
Dunque alla base di internet ci dovrebbe essere, ma purtroppo come si è visto non è sempre così, la cultura, per cui occorrerebbe “imparare ad imparare” come processo continuativo della cultura del digitale. E poi dal sapere insegnare e saper imparare attraverso analisi e sintesi.
Mirare, conclude l’autore, alla cittadinanza del digitale, dentro cui la politica ha un ruolo fondamentale ma che spesso si vede sconfitta a causa dell’incapacità di rispondere alle paure dei cittadini, essendosi trasformata proprio perché il digitale incide nei rapporti tra le persone e tra la società civile e le istituzioni.
La soluzione starebbe nel tornare a sentirsi parte di un unico insieme e non invece controparti in continuo scontro.
Nel mondo del lavoro, inoltre sono scomparse vecchie professioni e ne appaiono di nuove. I servizi e i prodotti delle imprese sono rivoluzionati completamente, il mondo della cultura vive nuove dimensioni e sfide. “Dobbiamo riscoprire o valorizzare la formazione alla matematica, alla logica, lo sviluppo delle capacità logico-deduttive. E dobbiamo rileggere tutte le materie classiche alla luce del digitale. Cosa vuol dire studiare storia o fare una ricerca all’epoca di Internet? Come si lavora in gruppo o come si risolve un problema di analisi oggi che abbiamo a disposizione gli strumenti digitali?”
Da qui un impegno diffuso e lungimirante di tutte le componenti della nostra società: la famiglia, la scuola, le imprese, i corpi intermedi, le istituzioni culturali, i media, la politica. “Tutti devono fare un salto di qualità per essere in grado di raccogliere la sfida del digitale. E tutti devono capire che il digitale non è una minaccia, ma una straordinaria opportunità di crescita”. In sintesi, maggiore è la diffusione di internet, e più alto dovrà essere il grado d’istruzione dei nostri giovani.
Il bravo docente, spiega Fuggetta, “deve conoscere al meglio le tecnologie digitali, comprenderne e saperne valutare dinamiche, limiti e caratteristiche funzionali. Deve anche saperne valutare sia l’impatto sulle dinamiche sociali e culturali, sia saperle applicare coerentemente al contesto nel quale si trova a operare. La cultura digitale non è solo un’aggiunta, un percorso parallelo, un’altra materia”.
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