Michele Di Gioia porta alla ribalta col suo libro “Includere è norma (le). Il futuro presente della materia alternativa”, Albatros, 12,50 Euro, una questione a lungo dibattuta ma che ancora non ha avuto una soluzione accettabile e condivisa: quella appunto della materia alternativa all’insegnamento della Religione cattolica. Materia che è già un successo laddove viene impartita, perché molto spesso i ragazzi che non si avvalgono dell’ora di Rc sono lasciati a se stessi in qualche aula oppure fatti entrare un’ora dopo o uscire un’ora prima in coincidenza con l’orario dell’insegnate di religione. Allora per l’autore il punto è: perché uscire dalla classe per seguire una materia alternativa a quella che si sta impartendo in classe? E perché uscire, abbandonando il gruppo col quale si condividono invece tutte le altre materie e tutte le altre proposte didattiche? Perché in altre parole mettere in un ghetto coloro che non sono di religione cattolica per una infinità di motivi a partire dalla scuola primaria? Perché essere fuori dall’aula, perché dover essere fuori?
Ma la domanda delle domande che Di Gioia propone, e sulla quale invita alla riflessione, è la seguente: che fine ha fatto la tanto lodata e agognata inclusività? Che senso ha mandare fuori dall’aula ragazzi con un altro credo religioso, molto spesso pure non italiani e già dunque sofferenti di esclusione? Si pratica in questo modo l’inclusività su cui tanto si ragiona e disquisisce?
Da tutte queste domanda nascono nel libro una serie di riflessioni e proposte sull’inclusività, sulle relazioni e sulla formazione, con interrogativi opposti: perché bisogna uscire? Non si può rimanere dentro con gli altri?
È possibile, spiega l’autore del saggio, rimanere dentro, a patto che anche ciò che viene insegnato “dentro” resti inclusivo, partecipato, comune come tutte le altre materie.
Da qui pure la sfida che Di Gioia lancia: per la scuola è il tempo di osare, la scuola è una grande risorsa e luogo della democrazia. È a scuola che si impara a vivere nella pluralità e il cambiamento avviene solo attraverso l’ordinarietà, la formazione e un processo di crescita condiviso.
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