Sono ancora i licei ad essere prevalentemente scelti dai ragazzi in uscita dalla secondaria di primo grado, confermando la tendenza degli ultimi anni, a scapito dell’istruzione tecnico-professionale. Come riporta ‘Il Sole 24 Ore’, secondo le nuove rivelazioni fornite da Unioncamere su dati Excelsior, Mim e AlmaDiploma, da qui al 2028, se i tassi di scelta dovessero restare gli stessi rischieremmo di avere fino a 64mila liceali in più rispetto al fabbisogno espresso dalle aziende e fino a 133mila in meno con un diploma di istituto tecnico o professionale.
Fino al 2028 le aziende chiederanno mediamente ogni anno tra i 343mila e i 390mila lavoratori con un diploma di secondo grado, per un totale di 1,7-1,9 milioni di unità di personale in cinque anni. Ma mentre per i liceali vengono stimati tra i 25mila e i 30mila posti di lavoro annui da coprire, a fronte di una offerta di 94.800 diplomati, per i diplomati tecnici-professionali si prevede un numero compreso tra 182mila e 207mila lavoratori a fronte di 156mila in uscita da questi indirizzi. Da qui la stima di una carenza di diplomati che varierà tra i 26mila e i 51mila all’anno.
Sempre secondo ‘Il Sole 24 Ore’ la carenza di diplomati più marcata sarà nell’indirizzo amministrazione, finanza, marketing, seguito da meccanica, meccatronica ed energia e in quello socio-sanitario. A questi vanno poi aggiunti i percorsi di istruzione e formazione professionale triennali e quadriennali con una carenza di lavoratori tra i 66mila e gli 83mila, in particolare criticità per gli indirizzi edile ed elettrico. Ma a soffrire potrebbero essere anche gli indirizzi meccanico, amministrativo-segretariale, servizi di vendita, agricolo/agroalimentare.
Non va meglio per gli Its Academy, due diplomati su tre non si trovano. Un allarme diffuso, mancati guadagni, meno competitività per il Paese e perdita di valore aggiunto. Da qui il tentativo del governo a “spingere” sempre più verso scelte tecniche a scapito dei licei.