Categorie: Politica scolastica

Licei brevi? Meglio di no. Possibili ricadute sulla formazione e meno prof che lavorano

Il decreto sui licei brevi a 4 anni ha scatenato un forte dibattito a partire dalla giornata del 7 agosto, presentando un perfetto schieramento di contrari e favoreli.

 
Abbiamo visto in precedenza, che sindacati come la Flc Cgil nonavrebbero nulla o quasi in contrario: “Solo l’avvio della sperimentazione e la pubblicazione del bando – rende noto il sindacato di Sinopoli – ci permetteranno di valutare quanto il MIUR abbia preso le distanze dalla sperimentazione promossa in passato dalla Ministra Giannini, ma ora è necessario che questi atti vengano preceduti dal necessario confronto con le organizzazioni sindacali dei lavoratori della scuola, di coloro, cioè, che verranno chiamati a progettare e a realizzare una sperimentazione che ambisce a diventare un’esperienza diffusa e un percorso ordinario”.

Invece piuttosto contrario l’Unicobas guidato da Stefano d’Errico:”Con questa operazione si porta a compimento il passaggio dalla scuola dei saperi e della conoscenza alla scuola delle competenze e del minimalismo”.

Anche Gilda degli insegnanti, tramite Rino Di Meglio, esprime molte perplessità, ponendo l’accento sugli aspetti organizzativi, ribadendo il ruolo centrale del collegio dei docenti nella decisione: “poiché spetta ai collegi dei docenti deliberare sulla sperimentazione dei licei brevi, afferma il coordinatore nazionale Gilda, lanciamo un appello ai colleghi affinché valutino attentamente i progetti di adesione al bando del Miur ed esprimano un voto che tenga conto di tutte le criticità e delle ricadute che l’accorciamento del percorso di studi potrebbe avere sulla preparazione degli alunni e sull’organico del corpo docente”.

 
“Il testo del decreto non è ancora stato pubblicato, prosegue Di Meglio, ma l’impressione è che si tratti di uno specchietto per le allodole: ridurre di un anno l’iter formativo dei ragazzi non significa garantire automaticamente un posto di lavoro appena terminata la scuola superiore. Se l’obiettivo è metterci al passo con gli altri Paesi europei, la strada da seguire non è questa. Occorrerebbe, invece, realizzare diversi corsi di studio e rivedere l’intera organizzazione”.
 
Il coordinatore della Gilda sottolinea anche che “il liceo breve di quattro anni è stato già sperimentato in questi ultimi anni, ma non sappiamo con quali risultati”.

In conclusione, Di Meglio fa notare anche un altro problema che potrebbe innescarsi: “Tagliando di un anno il percorso di studi, si ridurrebbe anche il corpo docenti. Si tratta di un aspetto che inevitabilmente suscita preoccupazione”. 

Quindi, a parte l’apertura della Flc Cgil, pare che il mondo della scuola non abbia accolto questa sperimentazione in modo positivo, anche in base alla lettura di commenti sui nostri canali social, che hanno postato moltissimi lettori.

 
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Fabrizio De Angelis

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