La sperimentazione dei licei quadriennali fa discutere parecchio. Come abbiamo già evidenziato in altro articolo, potranno aderire al progetto 100 scuole in tutta Italia (e ciascuna scuola potrà proporsi con una sola classe).
Nelle prossime settimane il Miur emanerà uno specifico bando e a quel punto le istituzioni scolastiche interessate potranno avanzare la propria candidatura.
Fra le prese di posizione ufficiali va segnalata quella della Flc-Cgil che sembra mostrare qualche apertura di non poco conto (la Flc, semmai, non apprezza il fatto che il progetto coinvolga solamente 100 classi).
“Solo l’avvio della sperimentazione e la pubblicazione del bando – rende noto il sindacato di Sinopoli – ci permetteranno di valutare quanto il MIUR abbia preso le distanze dalla sperimentazione promossa in passato dalla Ministra Giannini, ma ora è necessario che questi atti vengano preceduti dal necessario confronto con le organizzazioni sindacali dei lavoratori della scuola, di coloro, cioè, che verranno chiamati a progettare e a realizzare una sperimentazione che ambisce a diventare un’esperienza diffusa e un percorso ordinario”.
Di tenore completamente diverso sono le dichiarazioni di Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas: “Con questa operazione si porta a compimento il passaggio dalla scuola dei saperi e della conoscenza alla scuola delle competenze e del minimalismo”.
“Con contraddizioni di non poco conto – prosegue d’Errico – in quanto per poter contenere in 4 anni i programmi di studio di 5 sarà necessario aumentare in modo eccessivo gli orari settimanali delle diverse discipline”.
“Ma d’altronde – afferma d’Errico – questa è la conclusione di un progetto politico e culturale che risale ai tempi del ministro Luigi Berlinguer che, evidentemente, continua di fatto a giocare un ruolo significativo nelle vicende che riguardano il sistema scolastico italiano”.
“E’ molto probabile che la sperimentazione riguarderà soprattutto le scuole paritarie, disponibili, molto di più delle statali, ad avventurarsi in un percorso che non potrà che contribuire all’abbassamento della qualità della formazione degli studenti”.