Da un lato dove si precisa che sono previsti 3 ore di strumento (due ore di primario e uno di secondario) per il biennio dei Licei Musicali, ma dall’altro si taglia un’ora (33 l’anno) come è detto nella nota Miur n. 21315/2017.
La discrasia, precisa Anief, riguarda pure la riforma Renzi-Giannini, nella quale si è indicato tra gli ‘obiettivi formativi individuati come prioritari’ proprio il ‘potenziamento delle competenze nella pratica e nella cultura musicali’, oltre che la ‘promozione e diffusione della cultura umanistica, valorizzazione del patrimonio e della produzione culturali, musicali, teatrali, coreutici e cinematografici’ e il ‘potenziamento dei licei musicali, coreutici e artistici promuovendo progettualità e scambi con gli altri Paesi europei’.
E non sarebbe nemmeno un problema di soldi, visto che al comma 26, sempre della L.107/15, è previsto che i ‘fondi per il funzionamento amministrativo e didattico delle istituzioni statali dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica” siano “incrementati di euro 7 milioni per ciascuno degli anni dal 2015 al 2022’. L’unica certezza è che si potenziano le scuole musicali pubbliche solo sulla carta.
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Il Governo dunque, precisa Anief, approva la riforma della scuola, la Legge 107 del 2015, nella quale si scrive in modo inequivocabile che occorre investire sulla formazione artistica e musicale anche all’interno delle scuole pubbliche, ma poi, appena se ne presenta l’occasione, riduce gli organici del personale, taglia un’ora del primo strumento nel biennio dei Licei Musicali, tra l’altro collocandosi in aperto contrasto pure con la normativa primaria (il DPR n. 89/2010) e rispetto al diritto allo studio degli alunni costituzionalmente garantito.
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