I licei quadriennali occupano in questi giorni le prime pagine dei giornali e i pensieri di tutti: addetti ai lavori, studenti e famiglie. In realtà, se anche dovesse prevalere questa opzione, non sarebbe poi chissà quale novità. In Francia, tanto per fare un esempio, il liceo dura da sempre tre anni. Il vero problema, a nostro avviso, risiede altrove. Non è tanto la durata del liceo che importa, quanto il momento della scelta del percorso secondario superiore che, nella nostra tradizione, è troppo precoce. A tredici anni i ragazzi non hanno ancora le idee chiare sull’indirizzo da scegliere e si lasciano in genere convincere da tutta una serie di fattori che poco hanno a che fare con le loro attitudini e passioni: ad esempio, la scuola più vicino casa o il compagno/compagna del cuore da seguire ovunque vada.
Ecco perché durante il biennio le nostre passerelle sono sempre affollate, con ragazzi che passano da un liceo a un tecnico, da un professionale ad altra destinazione. Per risolvere il problema basterebbe pensare – ovviamente nel medio termine – a una revisione strutturale della nostra scuola, prendendo a modello un qualsiasi sistema scolastico del nord Europa: un solo, unico segmento di nove/dieci anni per la scuola dell’obbligo, in modo tale da effettuare una scelta triennale di liceo intorno ai 15-16 anni, un’età in cui si precisano interessi e inclinazioni e le idee si fanno più chiare. Una simile riforma strutturale consentirebbe al tempo stesso di superare la scuola secondaria di primo grado che si configura sempre più come anello debole della catena formativo-educativa. Già otto anni fa – era il 2013 – in un suo approfondimento sulle valutazioni internazionali delle competenze, il Corriere della Sera titolava: L’«anello debole» della scuola italiana. Il verdetto impietoso dei test internazionali: il rendimento dei preadolescenti crolla nel passaggio dalle elementari alle medie. Un accorpamento dei due segmenti servirebbe a dare un’identità ben definita al percorso e un’unità metodologico-didattica a due livelli di scuola che oggi appaiono diversissimi.
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