Il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli, ha firmato il decreto che autorizza l’avvio delle iscrizioni dall’anno scolastico 2018/2019 dei Licei quadriennali.
Si tratta di una sperimentazione discussa da tempo che non aveva trovato la sua piena attuazione e che ora, invece, parte a titolo di sperimentazione.
Ovviamente in Italia quando si parla di sperimentazione o di misure una tantum significa che le cose restano per sempre.
L’obbiettivo di far partire i licei quadriennali rientra nell’ottica di combattere la disoccupazione giovanile e, quindi, di permettere con un anno di anticipo l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
Ma c’è un disegno dietrologico, nascosto, oscuro, subdolo alle spalle di questa sperimentazione?
Sembrerebbe che l’obiettivo non palesamente dichiarato dal MIUR sia quello di una ulteriore contrazione degli organici delle scuole superiori e, in questo caso, dei licei, perché qualsiasi operazione compiuta dal Governo è sempre un’arma a doppio taglio, in quanto, mentre da una parte si dichiara l’aspetto positivo (in questo caso ridurre il tasso di disoccupazione giovanile con ingresso nel mondo del lavoro), dall’altro si dettano le condizione per un contenimento della spesa pubblica (riduzione delle cattedre e degli organici dei docenti).
Con l’istituzione dei licei quadriennali, che tradotto in parole povere, significa un anno in meno a scuola, molti docenti risulteranno soprannumerari perché non troveranno collocazione e, di conseguenza, si mette in moto la macchina della mobilità che comporterebbe una trasmigrazione dei docenti perdenti posto nei licei verso le scuole secondarie di I grado (scuole medie) e questi ultimi andranno a saturare tutti i posti disponibili che si creeranno negli anni futuri con i pensionamenti.
Ė, dunque, fuorviante pensare che il meccanismo della nascita dei licei quadriennali rientri solo nell’ottica di favorire un precoce ingresso nel mondo del lavoro. Utopia, perché il disegno orchestrato è anche di natura politica e soprattutto economica. L’istituzione dei licei quadriennali comporterà ovviamente la rivisitazione dei quadri orario, la suddivisione delle discipline, la formulazione di tecniche di insegnamento più stringate nell’ottimizzazione dei tempi e dei ritmi di apprendimento degli alunni.
Insomma si innesca un meccanismo che andrà a produrre un ulteriore terremoto nel mondo della scuola.
Ma ormai ai tusnami di Viale Trastevere i docenti sono ormai abituati per cui ogni rivoluzione copernicana è diventata una consuetudine. A pagarne le conseguenze è sempre la base (insegnanti, personale amministrativo) e mai i vertici, che vedono le cose dall’alto in basso senza conoscere affatto la realtà che è ben diversa. Quindi Licei quadriennali uguale puzza di bruciato?
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