L’introduzione di 200 ore di alternanza scuola-lavoro nel triennio finale di tutti gli istituti superiori, previsto dalla Legge n. 107/2015, si sta rivelando meno agevole del previsto.
Lo stesso sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, qualche giorno fa ammesso che vi sono delle difficoltà, soprattutto al Sud.
In certi casi, si riscontrano delle forme di “resistenza” o di scetticismo, talvolta anche da parte degli insegnanti, per l’avvio di esperienze formative diverse rispetto a quelle tradizionali.
L’avvio difficoltoso riguarda soprattutto i licei, perché negli istituti tecnici e professionali le esperienze in azienda, gli stage, e contatti con gli esperti di lavoro o della sicurezza, sono state avviate da quasi due decenni nell’ambito della cosiddetta Terza Area. E poi si tratta di percorsi già caratterizzati da competenze di settore già definite. Mentre nei licei, lo scorso anno sono state molteplici le situazioni di incertezza registrate tra i docenti organizzatori.
Ma esistono anche delle esperienze positive. Che fanno da traino. Per saperne di più, abbiamo intervistato Elena Ugolini, sottosegretario all’Istruzione del Governo Monti e oggi consigliere del ministro Stefania Giannini.
Ugolini, lei è dirigente scolastico del liceo Malpighi di Bologna: come si è districato il suo istituto con l’esperienza dell’alternanza introdotta con la Buona Scuola?
Penso sia così poco scontato e così importante impostare bene l’alternanza scuola-lavoro nei licei, a cui ho dedicato personalmente moltissime energie alla costruzione dei nostri percorsi. È anche vero che avevamo l’esperienza dei tirocini estivi che venivano svolti dai nostri studenti: dal 2000, infatti, i nostri ragazzi all’inizio della quinta classe svolgevano uno stage di due settimane in aziende a Londra. E da dieci anni, grazie a Casiraghi e a Deloitte, i nostri ragazzi di quarta partecipavano ad un Business Game costruito per introdurli al mondo dell’azienda e sviluppare le loro capacità di intrapresa.
Quindi, con la Legge 107/15 avete solo confermato questo modello?
Non proprio, perchè la riforma ci ha chiesto di fare molto di più e di cambiare radicalmente prospettiva. Abbiamo riprogettato i percorsi all’ interno del curriculum della nostra scuola, mettendo a sistema le esperienze che avevamo già fatto e, dovendo fare una proposta a tutti gli studenti del triennio. Poi abbiamo “dovuto” cercare nuove alleanze. Si sono aperte possibilità che non avremmo mai immaginato.
Quali possibilità si sono venute a creare?
Cito solo un esempio: prima che venisse pubblicata la Legge 107, avevamo già in cantiere di costruire all’interno della scuola un laboratorio di robotica, progettazione 3 D e design per avvicinare i nostri studenti alle nuove frontiere su cui si sta muovendo il lavoro e la ricerca. La Buona Scuola ci ha spinto ad andare avanti ulteriormente nel progetto che è stato finanziato totalmente da un’impresa di Bologna, la Bonfiglioli Riduttori, ed ora fa parte della rete del Laboratorio Territoriale Opus Facere.
Come avete strutturato la vostra offerta formativa?
Per le terze classi è stata realizzata una presentazione organica del percorso, sia agli studenti sia alle famiglie. È assolutamente indispensabile che genitori, docenti e studenti comprendano e condividano da subito lo scopo per cui l’ alternanza scuola lavoro viene realizzata in un liceo: primo, favorire l’ orientamento dei ragazzi per valorizzare i loro interessi e le loro attitudini; secondo, far crescere la loro responsabilità, il desiderio di lavorare insieme, la loro intraprendenza e la loro capacità di risolvere problemi in contesti nuovi rispetto a quello scolastico; terzo, arricchire le loro conoscenze aprendo finestre su nuovi mondi che possono aiutare a far riscoprire il valore di quello che si fa a scuola.
Cosa hanno fatto i ragazzi?
Dopo un primo momento di introduzione sulle caratteristiche del mondo del lavoro fatto con Adecco, tutti i ragazzi di terza sono stati guidati dal referente per l’alternanza della scuola a costruire il proprio curriculum vitae. È stato un lavoro molto impegnativo per chi lo ha fatto, ma di grande utilità per i ragazzi che sono stati guidati a scoprire i propri punti di forza e i propri interessi per presentarsi a chi li avrebbe accolti sul luogo lavoro.
Quanto tempo hanno passato gli alunni in azienda?
Tutti gli studenti dopo aver svolto, come previsto, il corso sulla sicurezza hanno poi realizzato un periodo di tirocinio di almeno due settimane in un luogo di lavoro. I nostri cento studenti di terza lo scorso anno sono andati in 65 luoghi di lavoro diversi: dal 7 giugno al 14 settembre.
Quanti insegnanti sono stati coinvolti?
Ogni insegnante del consiglio di classe ha seguito 4-5 studenti, in accordo con i tutor aziendali ed ha seguito la definizione e la valutazione del progetto formativo. Nell’assegnare i ragazzi ai diversi luoghi di lavoro, abbiamo cercato di tenere conto delle attitudini dei ragazzi e dei percorsi speciali che avevano svolto nel corso dell’anno scolastico: ad esempio uno stage all’opificio Golinelli o a Fisica in moto in Ducati, i percorsi di design, making o robotica attuati all’ interno del Malpighi la.B, i percorsi proposti dal piano nazionale lauree scientifiche, le attività di volontariato o la partecipazione alla proposte del Fai.
(SEGUE)
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