Politica scolastica

Licei vs tecnici e professionali. Ci vuole più orientamento, ma ai tempi del boom il futuro si decideva a 11 anni

Da diversi anni a questa parte, al termine delle iscrizioni degli alunni, si riapre il consueto dibattito sulla crescita di iscrizioni ai licei e sulla diminuzione che si registra negli istituti professionali.

Il problema dell’orientamento e il tema del biennio unitario

Molti sostengono che uno dei problemi da considerare è quello dell’orientamento che non sempre verrebbe svolto in modo adeguato; ma c’è anche ci sostiene che a 14 anni è ancora presto per decidere il proprio futuro scolastico.
La soluzione sarebbe quindi quella di prevedere un biennio unitario obbligatorio per tutti propedeutico alla scelta futura.
Per la verità il tema della scelta del percorso scolastico è di vecchia data e venne affrontato agli inizi degli anni ’60 quando venne istituita la scuola media unica.

Quando il futuro si decideva già alla fine della V elementare

Fino al 1962/63, infatti, il futuro scolastico degli alunni si decideva di fatto già al termine della scuola elementare quando ci si poteva iscrivere o alla scuola media o alle scuole di avviamento.

Queste ultime erano di tre tipi (commerciale, professionale o industriale) e consentivano a loro volta di accedere solo ad alcuni tipi di scuola superiore (per esempio con il commerciale ci si poteva ai corsi di ragioneria, mentre con l’industriale si poteva proseguire negli istituti tecnici).
Quindi già al termine della quinta elementare di decideva, di fatto, se si sarebbe potuto poi accedere o meno all’università (con gli istituti tecnici, infatti, ci si poteva iscrivere solo a determinate facoltà): di fatto, però, gli studenti dei tecnici che proseguivano rappresentavano una percentuale ridottissima.
Nel concreto, se alla fine della qui elementare si passava in una scuola di avviamento professionale che aprivano la strada alle scuole professionali di durata triennale, ci si precludeva anche di conseguire un diploma quinquennale.

La scuola post-elementare

Ma c’è di più: in realtà nei primi anni ’60 nelle aree rurali o montane del Paese non esistevano né scuole medie né scuole di avviamento e per consentire a tutti di assolvere all’obbligo scolastico esistevano i cosiddetti corsi postelementari aggregati alle scuole elementari.
Si trattava delle classi sesta, settima e ottava che venivano affidate ad insegnanti di scuola elementare i cui programmi erano stati definiti nel 1955 dal ministro Ermini.
Al termine della classe ottava, però, non si potevano proseguire gli studi in alcun modo: questo vuol dire che, finita la scuola elementare, se si abitava in un’area rurale o in montagna non era possibile studiare, si era di fatto costretti a prepararsi a lavorare già a 14 anni.
Sembra un secolo fa, ma in realtà era la scuola degli anni del boom economico.

Reginaldo Palermo

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