Una delle proposte politiche attualmente in discussione per riformare la scuola italiana, è quella di rendere più autonomi e quindi più responsabili i dirigenti scolastici.
C’è chi si lamenta di un eccesso di autonomia e di poteri assegnati ai presidi e chi invece ritiene che i poteri di autonomia dei Ds siano limitati e rendano impossibile la governance di una scuola. Chi ha ragione? In Italia abbiamo un eccesso di autonomia scolastica o ne abbiamo troppa poca? In realtà il problema dovrebbe essere visto sotto un’altra angolatura che dovrebbe garantire equilibrio e trasparenza.
Non è tanto importante se le scuole godano o meno di poca o troppa autonomia, ma piuttosto come questa autonomia è gestita e soprattutto da chi è gestita.
Siamo certi che i nostri attuali dirigenti scolastici abbiano nel loro codice deontologico l’etica della responsabilità per meritare pieni poteri gestionali?
Guardandoci in giro e conoscendo la realtà che emerge anche dalle forme di reclutamento di queste figure dirigenziali, qualche dubbio è più che lecito.
Il problema potrebbe essere quello di assegnare, attraverso una super autonomia scolastica, forti poteri decisionali ad alcune persone che, per etica e competenze, non sarebbero in grado di governare correttamente una Istituzione scolastica.
Ma di quali forti poteri stiamo parlando? Si tratta di poteri che assegnerebbero ai dirigenti scolastici l’opportunità di assumere e licenziare docenti. Vi immaginate nella realtà delle nostre scuole cosa potrebbe accadere? Quanti contenziosi si aprirebbero davanti ai tribunali del lavoro? Si rischierebbe di affossare definitivamente il concetto di scuola pubblica, per passare all’esaltazione finale della scuola azienda gestita e portata avanti da un mega direttore con assegnati pieni poteri decisionali.
L’idea della scuola azienda con pieni poteri di autonomia sta nelle corde del neo ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Il nuovo responsabile del Miur sostiene che la scuola italiana statale e paritaria debba essere più responsabilizzata e si debba autodeterminare, senza sottostare a circolari ministeriali che provengono dall’alto.
Il nuovo governo lamenta che in Italia il dirigente scolastico ha pochi poteri decisionali, infatti fruisce di un’ autonomia scolastica molto limitata nell’organizzazione del lavoro, nel selezionare e assumere i docenti e nel gestire fondi d’Istituto adeguati.
Ma la cosa di cui ci si lamenta (e questo dà molto da pensare in termini di problematiche di diritto sul lavoro) riguarda il fatto che in Italia licenziare un insegnante è praticamente impossibile, anche quando non svolge correttamente il proprio lavoro.
Secondo alcune indagini internazionali in Italia la concreta impossibilità di licenziare riguarderebbe l’80% delle realtà scolastiche mentre nei paesi Ocse sarebbe vero solo per due studenti su cinque. Queste riflessioni potrebbero aprire il fronte della chiamata diretta dei docenti, tanto cara al ministro Giannini, ma anche del licenziamento diretto dei docenti ritenuti incompetenti dal dirigente scolastico.
Ben sapendo quanto sia variegata la situazione nazionale, non osiamo immaginare cosa potrebbe accadere nel nostro “Bel Paese”.