In attesa di migliorare il sistema dei licenziamenti nella PA, attraverso una semplificazione dei procedimenti disciplinari inserita nel ddl in discussione in questi giorni al Senato, si scopre che ci sono centinaia di lavoratori statali che ogni anno perdono lavoro: nel 2013, ultimo anno per cui è disponibile il dato, hanno perso il posto di lavoro per questa via in 220. I dati sono stati pubblicati il 17 gennaio sul sito internet della Funzione pubblica. Con alcune indicazioni importanti: quasi nella metà dei casi (45%, pari a 99 sul totale) si tratta di sanzioni massime irrogate per via di assenze dal servizio ingiustificate o non comunicate nei tempi prescritti. Seguono, tra le motivazioni, quelle connesse a reati (78 provvedimenti, pari al 36%). Il resto si divide tra sanzioni minori, come il richiamo e la multa.
Un altro dato interessante è quello sui comparti: ebbene, il maggior numero di licenziamenti si riscontra per scuole (81) e ministeri (66). Ma è bene non dimenticare che i dipendenti della scuola rappresentano da soli circa un terzo di tutti i complessivi 3 milioni dipendenti abbondanti della PA.
Per quanto riguarda la tipologia dei procedimenti disciplinari (6.302 quelli conclusi nel 2013 su 6.935 avviati), va ricordato che la gran parte che si chiude non con un sanzione considerata grave finisce, ma con una “semplice” sospensione: ne sono state adottate quasi 1.400 (fuori dall’ufficio per giorni, anche mesi, senza retribuzione).
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Rispetto all’anno precedente la cifra complessiva dei licenziati per motivi disciplinari risulta pressoché stabile (223 nel 2012), ma allora la ragione principale per l’interruzione del rapporto di lavoro era collegata ai reati (il 47% dei licenziamenti), mentre le assenze dal servizi coprivano solo il 29%. Sempre i reati davano ragione di quasi la metà delle interruzioni del rapporto di lavoro nel 2011, quando però il numero complessivo di licenziamenti disciplinari risultò più alto (288).
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