In questi giorni tiene banco la questione relativa al liceo classico Albertelli di Roma, divenuto celebre per avere rifiutato un’ingente somma, di preciso dei fondi del Pnrr, volti alla digitalizzazione. Il Consiglio di Istituto ha bocciato due progetti “Scuola 4.0” rinunciando di fatto ad un finanziamento di circa 300mila euro. Da qui è nato un intenso dibattito.
A commentare, sottolineando l’importanza degli organi collegiali della scuola, proprio come il Consiglio d’Istituto, è stato il sindacato Cub Sur con un comunicato: “Dietro quella che si vuol far passare da alcuni come una ottocentesca resistenza alla tecnologia, ci sono docenti, genitori e studenti che discutono interrogandosi sulle priorità della scuola pubblica, sull’assenza di democrazia interna e sullo svuotamento degli organi collegiali: il dirigente presenta progetti per un totale di quasi 300 mila euro senza averne discusso con il Collegio dei docenti (eppure propongono cambiamenti didattici importanti), senza aver coinvolto la commissione interna che era stata nominata e informando il Consiglio d’Istituto due mesi dopo la scadenza del bando”.
“Questa vicenda pone l’accento su un punto che troppo spesso viene dimenticato: gli organi collegiali sono un luogo di democrazia da difendere, scomodo per quei dirigenti scolastici interpreti di un’autonomia che riguarda solo loro. Non è un caso che ora, all’interno del Liceo romano, ci sia qualcuno che si sta adoperando per contestare la rappresentatività del Consiglio d’Istituto e per questo hanno insistito per organizzare un’assemblea allargata che si è svolta giovedì scorso. Un incontro molto partecipato al termine del quale la larga maggioranza ha confermato quanto espresso dal Consiglio d’Istituto ed ha deciso di organizzare un’assemblea aperta anche agli esterni per discutere delle priorità della scuola statale”, hanno aggiunto.
Ecco quali sono le priorità da attenzionare secondo la sigla sindacale: “Noi parteciperemo, convinti che le priorità non sono quelle individuate dalla Scuola 4.0 e dai progetti finanziati dal PNRR (soldi che poi dovremo restituire, cosa che troppo spesso non viene ricordata). Stabilizzazione e potenziamento del personale scolastico, riduzione del numero di alunni per classe, messa in sicurezza degli edifici: queste sono le misure più urgenti. Misure necessarie per difendere la scuola come luogo dove si formano cittadini consapevoli, in grado di leggere e capire un contratto di lavoro, di saper difendere i loro diritti e di battersi per quelli che non sono ancora riconosciuti come tali, per loro e per gli altri”, hanno concluso.
Gli studenti della scuola hanno detto la loro sulla questione, nel corso di una protesta/sit-in ieri, 22 maggio, convocata dall’Osa: “Non ci è stata data l’opportunità di esprimerci, di mostrarci favorevoli o contrari, è stato dato per scontato che il nostro futuro non fosse nelle nostre mani, ma che dovesse essere deciso da qualcun altro”, ha denunciato una studentessa davanti la scuola.
“Una parte di noi studenti non è favorevole a questi fondi, per il semplice fatto che siamo un liceo classico: quello che vogliamo quando usciamo da questa scuola è un futuro dignitoso. Vogliamo imparare i nostri diritti, vogliamo farci una cultura, vogliamo essere formati come individui. Non vogliamo che la nostra scuola pubblica venga presa in mano da privati e che venga creata una digitalizzazione che va a snaturare completamente l’insegnamento. Per un cambiamento così grande che ricadrà su di noi non è possibile che non veniamo minimamente presi in considerazione”, ha proseguito la ragazza, chiedendo che vengano ascoltate le voci “dissidenti”.
Queste parole potrebbero stupire tutti coloro che vedono i giovani come una massa di “schiavi” delle nuove tecnologie. Ecco quali sono, secondo l’alunna, le priorità su cui si dovrebbe basare la rigenerazione della scuola: “In tutte le scuole ci sono problemi di edilizia. C’è l’intonaco che ci cade in testa, bagni e porte che non funzionano, palestre lontane, ci sono problemi dal punto di vista psicologico. Ci sono tantissimi problemi di questa natura e non viene fatto niente. Ci chiediamo per quale motivo gli unici soldi che ci sono vengono dati per darci competenze che non ci servono in questo liceo, per farci imparare a girare i video dal telefono, per farci imparare a fare storie su Instagram. Non è questo quello che vogliamo, non vogliamo che si faccia sempre più leva sulla digitalizzazione, sull’aziendalizzazione delle competenze. Non vogliamo il Pcto, vogliamo essere formati e avere un futuro dignitoso”.
A protestare anche un genitore, che ha preso parola: “Ai nostri figli, invece di diventare ingegneri, filosofi, medici, docenti, si propone di diventare digital curator manager web qualcosa. Questa era la scuola di Enrico Fermi; noi la stiamo facendo diventare la scuola da cui uscirà la Ferragni. Abbiamo abolito l’idea che nella scuola si imparino le fondamenta per costruire e capire il mondo. Il digitale, l’Intelligenza Artificiale, si possono capire solo se i nostri figli studiano le fondamenta della filosofia, della fisica, della matematica, non dando loro la possibilità di girare video per Instagram”, ha detto, facendo dei paragoni.
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