Il dibattito sui licei brevi a 4 anni, che dal 2018/2019 vedrà una prima sperimentazione massiccia, è uno dei temi più caldi dell’attualità scolastica.
Come abbiamo visto in precedenza, il tema non raccoglie pareri molto favorevoli, sia dalla maggior parte dei sindacati che dalla politica e le istituzioni.
Ma per alcuni insegnanti non sarebbe un dramma e il Miur è pronto a scommettere sulla nuova frontiera dell’istruzione. A sostenere la tesi da Viale Trastevere, ci pensa Angela D’Onghia, sottosegretario al Miur che avverte però: “la sperimentazione del diploma delle scuole superiori in 4 anni può aiutare gli studenti ad affrontare meglio le sfide del mercato del lavoro sempre più dinamico e specializzato. Ma perché non esaminare l’intero percorso scolastico degli otto anni rimodulandolo nella sua interezza e semmai modificando il ciclo di studi delle scuole medie da tre a due anni?”
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“Sono convinta che l’abbreviazione di un anno del percorso di studi, continua il sottosegretario, consentirebbe alle nuove generazioni di accelerare l’ingresso nel mondo del lavoro come accade già in numerosi paesi europei uscendo dalla scuola a 18 anni. Dopotutto ce lo chiede già l’Europa di realizzare un unico segmento di scuola secondaria di 7 anni. La sperimentazione proposta dal MIUR però non lo prevede perché si rivolge solo agli Istituti superiori. Mi auguro che nel rimodulare il ciclo di studi possa essere coinvolta anche la scuola media di riferimento”.
D’Onghia sposta l’attenzione su aspetti non necessariamente economici: “Non si tratta solo di risparmiare ma piuttosto di un investimento serio e innovativo. Quello che conta è la qualità della formazione che deve essere continuativa. La riforma dell’abbreviazione del ciclo scolastico non è un’idea nuova nel nostro Paese. Alcuni tentativi di riordinare il sistema sono stati effettuati dai Governi precedenti. Ma oggi con le profonde trasformazioni di questi ultimi anni non si può più rinviare di progettare un percorso educativo innovativo che è allo stesso tempo una scommessa che abbiamo il dovere di cogliere. Solo così possiamo rimettere al centro del sistema scolastico l’innovazione al servizio degli studenti”.
Infine precisa: “la sperimentazione a livello nazionale, che riguarderà 100 classi di altrettante scuole, è un’occasione importante per i nostri giovani. A settembre le scuole che si candideranno potranno presentare domanda e le 100 ammesse potranno accogliere le iscrizioni per le classi prime, che partiranno dall’anno 2018/2019. Non dobbiamo mai perdere di vista che il nostro obiettivo è quello di un maggiore investimento sulla formazione dei nostri ragazzi garantendo loro il raggiungimento di tutti gli obiettivi di apprendimento del percorso di studi scelto”.
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