Come abbiamo scritto in precedenza, il Ministero dell’Istruzione ha deciso di aggiungere 92 scuole all’elenco delle scuole partecipanti alla sperimentazione del liceo breve, che permetterà agli studenti di conseguire il diploma in 4 anni. Tuttavia, queste scuole che dovrebbero inserirsi entro gennaio, non hanno ricevuto il benestare da parte del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI).
Infatti, come riporta Italia Oggi, il Cspi ha bocciato l’iniziativa del Ministero: non è nota, infatti, la distribuzione geografica della nuova offerta e perché questa consentirebbe di avere una rappresentanza più omogenea di quella garantita dai 100 istituti di prima aggiudicazione.
Inoltre, la critica del Cspi riguarda lo snaturamento della selezione: se il bando parlava solo di 100 scuole, e già erano il doppio rispetto alle 50 ipotizzati dall’ex ministra Stefania Giannini, non si capisce perché comprendere le altre richiedenti eliminando di atto il fattore competitivo e selettivo, scrive ancora l’inserto del Sole 24 Ore.
Per il Ministero, invece, estendere ad altre 92 scuole la sperimentazione, equivale a creare un campione rappresentativo dei contesti sociali, economici e culturali. Inoltre, per i commissari che hanno giudicato le scuole, questi 92 istituti possedevano i requisiti necessari appunto per entrare in questo progetto, seppur in corso d’opera.
Parere Cspi Su Sperimentazioni Quadriennali Del 18 Gennaio 2018
Il progetto della sperimentazione quadriennale, è bene ricordare, fu voluto soprattutto dalla ministra Carrozza, nell’anno scolastico 2013/14, che autorizzò due progetti sperimentali e ora dal 19 ottobre la ministra Fedeli ha disposto che la sperimentazione si concluderà nel 2023, quando i risultati dovranno essere discussi con tutti i rappresentanti del mondo della scuola e con i decisori politici.
Le istituzioni scolastiche che hanno presentato la candidatura dovranno assicurare agli studenti il raggiungimento delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento previsti per il quinto anno di corso, nel rispetto delle Indicazioni Nazionali e delle Linee guida.
Inoltre, ogni scuola potrà presentare il progetto per una sola sezione, a partire dalla classe prima, e per un solo indirizzo di studio.
La candidatura alla sperimentazione è legata all’aver ottenuto il consenso degli organi collegiali, proprio a sottolineare la scelta condivisa, in linea con gli orientamenti già presentanti anche alle famiglie nel Piano triennale dell’Offerta Formativa.
A giudicare il progetto è la Commissione tecnica, che ha scelto le proposte che si distingueranno per un elevato livello di innovazione, in particolare per quanto riguarda l’articolazione e la rimodulazione dei piani di studio, per l’utilizzo delle tecnologie e delle attività laboratoriali nella didattica, per l’uso della metodologia Clil (lo studio di una disciplina in una lingua straniera), per i processi di continuità e orientamento con la scuola secondaria di primo grado, il mondo del lavoro, gli ordini professionali, l’università e i percorsi terziari non accademici.
Infine, nel corso dei 4 anni, la sperimentazione sarà seguita da un Comitato scientifico nazionale, che valuterà l’andamento nazionale del Piano di innovazione e predisporrà annualmente una relazione che sarà trasmessa al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. A livello regionale, invece, saranno istituiti i Comitati scientifici regionali che dovranno valutare gli esiti della sperimentazione, di anno in anno, da inviare al Comitato scientifico nazionale.
I motivi alla base di tale sperimentazione sono duplici:
Non mancherà, naturalmente, “un rafforzamento del curricolo”, a partire dall’alternanza scuola-lavoro.
Ricordiamo che le scuole già selezionate per la sperimentazione è composta da 75 licei e 25 istituti tecnici e sono così distribuite: 44 al Nord, 23 al Centro, 33 al Sud. Dei 100 istituti, 73 sono statali, 27 paritari.
La sperimentazione, come scritto altre volte, non piace ai sindacati, specie alla Flc Cgil: “il Ministero, piuttosto che provare a recuperare sui numeri, dovrebbe ammettere il fallimento della procedura avviata e che, per gli esiti che ha già ha manifestato e per i limiti che la sperimentazione porta con sé fin dalla sua elaborazione, non consentirà mai di valutare le conseguenze che il taglio di un anno di scuola secondaria di secondo grado potrebbe avere sui livelli di apprendimento degli studenti”. Inoltre, per il sindacato guidato da Francesco Sinopoli, “il taglio di un anno impoverisce drasticamente la qualità dell’offerta formativa del sistema scolastico pubblico, danneggia le fasce più deboli della popolazione scolastica e causa una perdita di organici, di fatto configurandosi come mera operazione di cassa”.
Di segno ancora più drastico il pensiero di Unicobas, che ha elaborato un calcolo secondo cui a pieno regime l’introduzione del liceo breve porterebbe alle perdita di circa 35.000 cattedre e di migliaia di posti Ata: “è il calcolo che abbiamo fatto e che indirettamente il Governo conferma dicendo che ci sarebbe un risparmio di un miliardo e 400 milioni”, spiega il segretario Stefano d’Errico.
Dal 12 novembre scorso sono aperre le iscrizioni alle Rilevazioni Nazionali degli apprendimenti per l’anno…
La Federazione Gilda Unams, come riporta un comunicato, non ha sottoscritto la preintesa sull’integrazione ai…
Una questione contorta: uno studente dalla brillante carriera scolastica non è stato ammesso alla maturità…
Da qualche giorno è stato dato ufficialmente il via al secondo concorso Pnrr per diventare insegnante…
Riccardo aveva solo otto anni, metà dei quali trascorsi a combattere contro un tumore alla…
Come insegnano i docenti più giovani oggigiorno? Quali differenze con i colleghi più grandi? A…