La decisione di ridurre un anno il percorso delle superiori non deriva dal voler risparmiare sul personale e non comporta alcuna “asinizzazione” degli studenti.
È solo una sperimentazione verso il tentativo di innovare la formazione pubblica. A dichiararlo è stata la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, commentando, lunedì 14 agosto a Radio Uno, le contestazioni sollevate, anche dagli studenti e dalla critica, a seguito dell’apertura da parte dal Miur alla sperimentazione in 100 scuole del modello formativo superiore ridotto a 4 anni.
La sperimentazione, ha assicurato la ministra, “non la si fa per risparmiare, sarebbe assurdo pensarlo”.
E sull’ipotesi di riduzione della preparazione degli studenti che praticheranno il percorso ridotto, la Fedeli ha è tenuto a dire che non c’è alcun “pericolo ‘asinizzazione’. Bisogna qualificare qualunque percorso che duri 4 anni, così come l’introduzione delle lauree triennali”.
In generale, la responsabile del Miur ha tenuto a dire che non si può “pensare che si dica ‘sì’ o ‘no’ ad un contenuto di innovazione dentro la scuola, pensando prevalentemente a quanti occupati bisogna avere. È il contrario”.
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A ancora: “Dobbiamo reinvestire molto di più sulla scuola. Discutiamo delle finalità utili agli studenti, alle famiglie, al ruolo che la scuola deve avere nella società e sulla base di questo facciamo occupazione, non il contrario, soprattutto nella scuola che non è un settore ma è in realtà l’anima, il cervello, il sangue di una società su cui bisogna continuare ad investire ed innovare contenuti didattici e percorsi formativi”.
“C’è la necessità – ha detto la titolare del dicastero dell’Istruzione – di gestire il procedimento delle autorizzazioni individuali, che è avvenuto in questo anno in modo più trasparente, e contemporaneamente elevare la qualità della partecipazione delle scuole. Abbiamo messo dei paletti veri per poterci confrontare su una sperimentazione effettiva”.
Già il sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, nei giorni scorsi aveva difeso a spada tratta la sperimentazione del liceo breve, sostenendo che non comporta alcuna riduzione di ore, perché al termine del quadriennio gli studenti avranno comunque avuto la possibilità di svolgerle attraverso orari maggiorati.
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