Liceo breve, Unicobas: a rischio 35.000 cattedre e molti posti ATA (VIDEO)
A pieno regime l’introduzione del “liceo breve” porterebbe alle perdita di circa 35.000 cattedre e di migliaia di posti Ata. E’ quando stimato dal sindacato Unicobas che si schiera contro la sperimentazione che dall’anno scolastico 2018/2019 vedrà coinvolti cento istituti scolastici tra licei e istituti tecnici in un percorso superiore concentrato su quattro anni di corso anziché cinque.
“E’ il calcolo che abbiamo fatto e che indirettamente il Governo conferma dicendo che ci sarebbe un risparmio di un miliardo e 400 milioni”, ha spiegato Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas nel corso del convegno “De brevitate scholae: sulla brevità della scuola …& dintorni”, organizzato al liceo Classico “Terenzio Mamiani” di Roma in collaborazione con l’Associazione Unicorno l’AltrascuolA.
D’ERRICO: RISPARMIO GARANTITO CHE FA GOLA AL MEF
“Un miliardo e 400 milioni è più o meno quanto stazionato per il rinnovo del contratto, sarebbe come finanziare gratis il contratto ed è questo il dato che muove i ragionieri del Governo”.
Il vero obiettivo politico sarebbe pero “il minimalismo culturale” e – sottolinea D’Errico- la volontà di ridurre la qualità della scuola di tutti, gestirla direttamente come stanno cercando di fare con l’alternanza scuola-lavoro che schiavizza la scuola e introduce competenze meramente esecutive”.
Il liceo breve e più in generale una netta opposizione alle Legge 107, sono alla base dello sciopero generale che i sindacati Cobas e Unicobas hanno indetto per il 10 novembre davanti la sede del Miur a Roma. “Bisogna riprendere la lotta per il contratto – aggiunge il sindacalista – per dire no alla legge 107, per rivedere il criterio delle assunzioni magari con una graduatoria a canale unico. Dobbiamo rimpadronirci della titolarità di istituto, eliminare le chiamate dirette, il bonus e la discrezionalità del dirigente”.
BELARDINELLI: NELLA MAGGIOR PARTE DEI PAESE UE LE SUPERIORI TERMINANO A 20 ANNI
Alvaro Belardinelli, dell’esecutivo nazionale Unicobas, ha spiegato che soltanto in otto paesi europei il ciclo scolastico si chiude a 18 anni, nove paesi a 19 anni e in altri 11 paesi si arriva fino ai 20 anni in alcuni percorsi scolastici. “Non c’è nessun riscontro tra l’eliminazione di un anno scolastico e il maggior successo nel mondo lavorativo. Entrare prima nel mondo del lavoro non garantisce maggiore soddisfazione contrattuale e salaria. Sappiamo che in Italia è il contrario – spiega Belardinelli – con i laureati che trovano lavoro prima dei diplomati. Inoltre un diplomato con un anno in meno di corso non avrà la stessa qualità formativa di chi ha studiato un anno in più. Come ha detto Barack Obama dovremmo invece allungare il percorso formativo di un anno”.