Su Italia Oggi, edizione del 1 novembre, c’è un interessante approfondimento, a firma di Silva Stucchi, riguardo il liceo classico.
Riconoscere, scomporre, astrarre e risolvere sono i passaggi obbligati per qualunque traduttore di latino o di greco. Tradurre non è semplicemente fare i compiti, significa affrontare problemi. Dunque fare il classico e tradurre dal latino e dal greco è la miglior palestra dove allenare il pensiero astratto.
“Frequentare i classici insegna ad affrontare la fatica quotidiana dello studio, che è fatica anche fisico-posturale, scriveva Gramsci.
Il liceo classico, oggi, però, pur essendo una scuola formativa e rigorosa, viene visto con disappunto perché non alla moda, moderno o europeo, in linea con le competenze richieste dal mondo del lavoro.
La traduzione dal greco e dal latino rappresenta “l’attività più vicina alla ricerca scientifica, cioè alla comprensione di ciò che è sconosciuto”, come afferma Luca Cavalli Sforza.
Per affrontarla occorre infatti attuare una serie di operazioni mentali che sono tipiche di ogni metodologia razionale; senza contare che i linguaggi di un gran numero di saperi – non solo umanistici e filosofici, ma sociali, tecnici, artistici e scientifici – sono ampiamente costruiti su termini di origine greca e latina.
I ragazzi in uscita dagli studi liceali classici conseguono i risultati migliori in ambito universitario.
Per salvare e rilanciare il Liceo classico in Italia, tutto bisogna fare, fuorché snaturarlo.
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