Si avvicina il giorno dell’inizio degli esami di maturità e ai licei classici si è aperto il toto scommesse su quale autore sarà scelto quest’anno.
Si tratta di un autore che arriverà dopo Platone (2010), Aristotele (2012) e Luciano (2014). Una cosa è certa: ad affrontare la tanto temuta versione di greco quest’anno sono molti meno studenti rispetto a dieci anni fa.
Il 2013 è stato l’anno del calo vertiginoso (circa il 30%) e ad oggi la situazione non è cambiata. Basti pensare ai numerosi ginnasi nella periferia capitolina che si sono aperti ad altri indirizzi, divenendo anche licei linguistici o psico pedagogici, oppure guardare le cifre degli iscritti ai licei per l’anno scolastico 2016-2017: se il 53% circa dei giovani ha scelto di proseguire gli studi in un liceo, di questi il 24,5 % ha optato per un liceo scientifico mentre soltanto il 6,1% a settembre varcherà le soglie di un ginnasio.
Quali però le cause concrete di questo drastico allontanamento dagli studi classici?
In primis bisogna riconoscere il ruolo dei governi che si sono succeduti nel promuovere la cultura: non sono state prese misure effettive per incoraggiare ed avvicinare i più giovani agli studi delle humanae litterae, il che in un paese con un patrimonio culturale come il nostro ha del paradossale.
L’impressione è quella di una taciuta necessità di omogenizzazione dei saperi: creare delle menti pratiche, pronte a rispondere in modo efficiente e rapido alle richieste di un mondo del lavoro sempre più competitivo e complicato, come dimostrano iniziative quali l’alternanza scuola – lavoro.
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Inoltre, hanno sicuramente la loro parte di responsabilità quei docenti che non sono in grado di educare ed aprire la mente dei ragazzi affinché possano apprezzare davvero tali studi. Il ruolo dell’insegnante è centrale sin dagli inizi del percorso di apprendimento dello studente.
La verità dunque è che nelle scuole non si dà più spazio alla formazione intesa nella sua accezione più classica, appunto, e letterale. Il liceo classico ormai viene visto principalmente come una scuola “vecchia” proprio perché dedita allo studio di lingue antiche, quando in realtà è proprio grazie all’esercizio della traduzione di queste che il ginnasio è la palestra per eccellenza per la mente e lo sviluppo delle capacità logiche. Senza dimenticare che tradurre significa proprio interpretare le parole.
Ecco dunque una delle più preziose eredità lasciate nei proprio alunni dagli studi classici: la capacità di interpretare. Non solo le parole, ma l’ambiente circostante, i fatti della vita, il mondo.
Gli insegnamenti umanistici, oggi sempre più visti come qualcosa di improduttivo per fini prettamente pratici, hanno questa ineguagliabile abilità di fornire all’individuo gli strumenti interpretativi necessari per la completa formazione della propria mente, della propria identità, per riuscire a cogliere le sfumature di ciò che ci circonda e dunque per essere in grado di dare vita ad un’opinione e ad un punto di vista personale: non è forse questo che rende davvero libero un individuo?
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