Il liceo scientifico Galileo Galilei di Catania, ospite, insieme ad altri dodici licei, all’incontro al Miur dal titolo “Alternanza scuola-lavoro nei Licei: missione possibile“, si è dato un obiettivo importante: diffondere una nuova cultura della disabilità e dell’inclusione attraverso l’Alternanza scuola–lavoro.
Il Braille
Dopo avere stipulato una convenzione con la Stamperia regionale Braille, ha realizzato una mappa tattile della scuola e la stampa in braille di diversi testi.
Un progetto quello di ‘Braillando insieme’, voluto per sfatare due luoghi comuni” – pubblica Il Sole 24 Ore riportando le parole del nostro Gianluca Rapisarda:
Sfatare due luoghi comuni
“Il primo luogo comune è che della Sicilia si può parlare sempre solo male e solo di delinquenza e di mafia. Noi invece abbiamo dimostrato che si può fare anche cultura dell’accessibilità e dell’inclusione. Abbiamo inoltre voluto far vedere che l’alternanza scuola-lavoro non è un semplice adempimento formale, ma può trasformarsi in qualcosa di concreto, in vera ‘buona scuola’.
L’altro luogo comune che abbiamo voluto sfatare è che la disabilità sia qualcosa della quale avere paura. Spesso viene infatti vista con pregiudizio, come uno stigma, invece noi l’abbiamo trasformata in un’occasione importante per far comprendere ai ragazzi come la diversità può essere crescita umana e sociale. Che si può contribuire a creare una società migliore e più inclusiva sin dai banchi di scuola, diffondendo una nuova cultura della disabilità”.
In braille la Convenzione Onu sui diritti dei disabili
Un’altra classe, spiega ancora Rapisarda al Sole 24 Ore, sta realizzando in nero braille (unica copia al mondo) la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e l’idea è che questa Convenzione diventi una sorta di Manifesto della scuola italiana contro ogni forma di pregiudizio.
“Siamo riusciti a fare un’alternanza- spiega uno studente del Galilei di Catania- che ci formasse soprattutto dal punto di vista morale. Perché ci ha insegnato a vivere, ad accettare la diversità e a non classificarla come un aspetto negativo della nostra società. Ci ha coinvolto emotivamente, ci ha resi parte della società civile che speriamo di migliorare”.