C’è una novità importante sul caso del liceo “Levi Civita” di Roma, dove la dirigente aveva deciso di istituire un vero e proprio seggio elettorale per nominare i componenti del comitato di valutazione.
Nella giornata del 1° febbraio la d.s. del liceo “Levi Civita” aggiusta il tiro e corregge le decisioni precedenti con una nota indirizzata a tutti i docenti. La dirigente spiega innanzitutto che la scelta di aprire un seggio elettorale da far funzionare per una giornata intera per individuare i docenti per il comitato di valutazione era dovuta unicamente alla necessità di contenere il più possibile la durata della seduta del collegio, visto che nella scuola sono già state “consumate” 39 delle 40 ore contrattuamente disponibili per l’attività collegiale.
Prendendo però atto delle segnalazioni pervenute da una RSU dell’istituto la dirigente ha comunicato ai docenti l’intenzione di rimandare al prossimo collegio, già convocato per l’11 febbraio, ogni decisione su come procedere.
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Unicobas, che aveva sollevato il caso, così commenta: “Grazie alla nostra diffida, recapitata anche al Ministero ed all’Usr Lazio, la dirigente del ‘Levi Civita’ addiviene a più miti consigli. Avrebbe voluto imporre al collegio una sua del tutto arbitraria decisione sulle modalità di elezione del ‘comitato di valutazione’ sottraendo anche fisicamente le elezioni ad una riunione canonica dell’organo collegiale”.
“Il collegio – rilancia il segretario Unicobas d’Errico – deve in primis decidere se avvalersi o meno della facoltà che la 107 medesima gli dà di eleggere o meno i due membri di propria
competenza del famoso (e del tutto controverso) ‘comitato'”
Ma Stefano d’Errico coglie anche l’occasione per riaprire una questione ancora pendente: tempo addietro la dirigente del liceo romano aveva inviato una lettera all’Unicobas affermando che in Italia i lavori avrebbero titolo a rappresentare i propri interessi solo facendolo direttamente e individualmente e senza sindacato.
L’Unicobas non ha digerito molto la cosa e chiede nuovamente alla dirigente di chiarire la questione. “E se non lo farà lei – conclude d’Errico – vedremo cosa ne penserà la Magistratura”.
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