Il “caso” del Liceo Made in Italy “snobbato” da famiglie e studenti (si sono iscritti soltanto in 375 in tutta Italia) arriva anche in Parlamento.
Nel pomeriggio del 14 febbraio, infatti, il Ministro delle Imprese Adolfo Urso dovrà rispondere ad una interrogazione proposta dalla deputata di Italia Viva Elena Bonetti e da altri parlamentari del suo gruppo.
Questo il testo dell’interrogazione.
Per facilitare l’accesso al liceo made in Italy, la scadenza delle iscrizioni alla scuola superiore è stata prorogata al 10 febbraio 2024. Una tempistica, determinata ad avviso degli interroganti dalla fretta imposta all’approvazione della legge istitutiva, che non ha consentito né le necessarie pratiche di orientamento, né la stipula degli accordi tra uffici scolastici regionali e regioni, previsti dalla stessa legge, né la definizione completa del piano di studi, considerato che è presente solamente quello del biennio.
Soprattutto, però, non è stato consentito un adeguato allineamento con gli interessi del tessuto produttivo nazionale. Queste decisioni hanno evidentemente ignorato le istanze delle realtà industriali e manifatturiere italiane nel loro complesso, tenendo conto che sul tema del «made in Italy» sono già attivi gli istituti tecnici del settore economico e l’istituto professionale dedicato.
Il risultato è che, a fronte di un totale di 92 licei a indirizzo made in Italy sinora approvati, gli iscritti risultano essere appena 375.
Ciò che il mondo dell’industria chiede è la presenza di personale tecnico qualificato. Una parte rilevante del comparto, infatti, è proprio quello che si occupa di ciò che nel gergo viene definito «meccanica strumentale»: una sfera trasversale a numerosi settori industriali e manifatturieri, dove serve soprattutto personale che va preparato in modo adeguato, e non certamente attraverso un discutibile connubio tra i percorsi liceale e tecnico.
Tutti gli indirizzi degli istituti tecnici, soprattutto ad indirizzo industriale, e in parte anche degli istituti professionali, hanno dei curricula e degli approcci calati davvero nell’attuale realtà occupazionale e produttiva.
Sarebbe stato, quindi, sicuramente preferibile prevedere un potenziamento di questi percorsi che già sono avviati da diverso tempo, piuttosto che inventarsi un percorso misto non meglio definito – considerando che manca totalmente il programma del triennio – e di cui non si conoscono le effettive ricadute occupazionali.
Dopo questa lunga premessa Elena Bonetti e gli altri deputati interroganti chiedono a Urso “se risulti che la mancata condivisione con le realtà produttive degli obiettivi di questi percorsi formativi durante la loro progettazione abbia portato agli scadenti risultati in termini di iscrizioni riscontrati in questi giorni e se, per quanto di competenza, non intenda istituire un tavolo di lavoro assieme ai rappresentati dei principali settori manifatturieri e industriali per raccogliere in modo più efficace le loro istanze in merito ai profili professionali da loro maggiormente richiesti ed incentivarne la formazione”.
La risposta del Ministro è particolarmente attesa anche perché consentirà di capire se davvero il Governo consideri adeguata la risposta arrivata dalle famiglie, come dichiarato a “botta calda” dallo stesso Urso e anche da Valditara e Frassinetti.
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