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Liceo Made in Italy: l’agnello sacrificale è il Liceo Economico Sociale?

La Tecnica della Scuola ha già informato puntualmente della istituzione del nuovo “Liceo del Made in Italy”, ma pensiamo sia importante riprendere la discussione e la protesta levata dalle tante scuole in cui insegnanti e dirigenti gestiscono dal 2010 il Liceo Economico Sociale (LES), che secondo le intenzioni del MIM andrebbe eliminato per far posto al nuovo. Ogni nuovo governo, e relativo ministro dell’Istruzione, ha un impulso irresistibile a marcare il territorio e lasciare la sua impronta nella storia travagliata della nostra scuola, chi con mirabolanti e devastanti “riforme”, altri, più modestamente, con l’istituzione di qualche nuovo indirizzo, anche se nel quadro di una più vasta “rivoluzione culturale”.

Ma, ammettendo che abbia senso un liceo del Made in Italy, perché cancellare, per fargli posto, un corso di studi ormai più che decennale, centrato sull’analisi della contemporaneità, impegnato a realizzare un rapporto virtuoso tra il Diritto e l’Economia politica e le Scienze umane e sociali? Un indirizzo che ritiene la conoscenza della società di oggi elemento indispensabile alla formazione dei cittadini e dei lavoratori?  Eliminare lo studio delle scienze umane (Psicologia, Sociologia, Antropologia, Metodologia della ricerca) dalla scuola superiore significa prefigurare una scuola più povera, precocemente professionalizzante e selettiva, che costituisce un limite pesante alla mobilità sociale, rende le “pari opportunità” tra i giovani una mistificazione, lascia sul terreno semilavorati umani obsoleti ed emarginati e non favorisce lo sviluppo economico.

Vengono così disperse le esperienze di programmazione integrata tra le Scienze umane e il Diritto-Economia, realizzate riscoprendo l’appartenenza dell’Economia politica all’ambito delle Scienze sociali.  Questione  non  scontata, perché la sua riduzione a Economics operata dal marginalismo ha posto questa disciplina più in contiguità con le scienze “esatte” come la Matematica che con le Scienze umane, e nella versione oggi dominante essa appare più come una tecnica non neutrale che come una “scienza umana e morale”, come volevano i classici.

Ma il “Made in Italy” va anche oltre, lasciando l’Economics all’Università, mentre nel nuovo “liceo” andrebbero studiate: Economia e gestione delle imprese del Made in Italy; Modelli di business nelle industrie dei settori della moda, dell’arte e dell’alimentare; Made in Italy e mercati internazionali. Cose pratiche, insomma, lasciando la teoria ai radical chic, come è costume della nuova maggioranza di governo, posizione in cui non è semplice stabilire fin dove arriva l’ignoranza e subentra la malafede. In quest’ottica gli studenti vanno indirizzati verso un lavoro meramente esecutivo: guai se imparano a pensare con la propria testa. Ritenere poi che la crisi occupazionale dei giovani si risolva con un nuovo professionale camuffato da liceo è una pia illusione.

Tempo addietro, prima di istituire un nuovo indirizzo di studi, il Miur avviava un periodo di sperimentazione e una consultazione nelle scuole. Oggi si cancellano corsi di studio esistenti da un giorno all’altro, senza tener minimamente conto del parere di chi ci lavora da anni o dell’utenza. Forse nelle segrete stanze del MIM si sanno cose che a noi comuni mortali non è dato sapere? Si inaugura un nuovo metodo di esercizio della democrazia.

Se si vuole rispettare il dettato costituzionale e realizzare un circolo virtuoso nel rapporto tra la scuola e la società occorre:

1. Che la scuola non si preoccupi prioritariamente della formazione dei futuri lavoratori, ma anzitutto della educazione dei futuri cittadini, mettendo al centro il diritto di tutti alla acquisizione di una personalità ricca ed autonoma, oltre che delle necessarie conoscenze, presupposto irrinunciabile di qualunque sistema democratico e di un ruolo attivo nel sistema sociale.

2. Che la relazione tra la scuola e il mercato del lavoro non sia gestita unilateralmente e passivamente dalle tendenze spontanee di quest’ultimo; ma che al contrario una ricca formazione di base dia uno stimolo importante anche al miglioramento del sistema economico sociale.

I docenti: Concita Cosentino, Luca Gangemi, Angelo Morales   

                                        

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