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Liceo Made in Italy, ritardo pagamenti supplenze, proroga contratti Ata. Il MIM risponde alla Camera – Rivedi la diretta

Oggi, martedì 23 gennaio, alle ore 13.30, presso la Sala ex Agricoltura, la Commissione Cultura della Camera svolge interrogazioni a risposta immediata su questioni riguardanti il Ministero dell’Istruzione e del Merito. Le domande sono sei, alle quali risponde la sottosegretaria all’Istruzione e al Merito Paola Frassinetti, due delle quali relative al liceo Made in Italy, alcune sul ritardo dei pagamenti per i supplenti, proroga contratti Ata e altro.

Ecco le sei interrogazioni.

Caso (M5S)

Ai sensi dell’articolo 21, commi 4-bis e 4-bis.1 del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, convertito con modificazioni dalla legge 10 agosto 2023, n. 112, le istituzioni scolastiche impegnate nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) possono assumere personale amministrativo e tecnico aggiuntivo assunto con incarichi temporanei, inizialmente previsti fino al 31 dicembre 2023; successivamente, l’articolo 20-bis del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145 ha disposto una proroga per i contratti relativi all’assunzione di 3.166 assistenti tecnici e amministrativi fino al 30 giugno 2026, essendo gli oneri di spesa coperti a valere su risorse del PNRR, mentre per quanto concerne i collaboratori scolastici, secondo quanto previsto dall’articolo 1, comma 326 della legge 30 dicembre 2023, n. 213, gli incarichi sono stati prorogati fino al 15 aprile 2024; pertanto, le istituzioni scolastiche possono, nell’ambito della propria autonomia, porre a carico del PNRR esclusivamente le spese per il personale amministrativo e tecnico a tempo determinato effettivamente impegnato nell’attuazione degli interventi del PNRR «nei limiti della percentuale delle spese generali dell’investimento, in misura non superiore al 10 per cento del correlato finanziamento PNRR, ovvero dei costi indiretti»; tuttavia, nell’attuazione delle sopracitate disposizioni da parte delle istituzioni scolastiche, sono emerse numerose criticità rispetto all’effettiva disponibilità delle risorse individuate, in quanto esse sono state già in parte o del tutto impegnate al fine di avviare le attività individuate dai progetti PNRR già contrattualizzati; da tale quadro emerge una chiara disparità di trattamento tra i collaboratori scolastici, che potranno beneficiare di una proroga dei propri contratti, gli assistenti tecnici e amministrativi, che, al contrario, corrono il rischio di perdere l’incarico perché nonostante i contratti cessino il 30 giugno 2026, tale proroga sarà garantita soltanto dall’effettiva disponibilità dei fondi di ciascuna istituzione scolastica –: quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere affinché siano prorogati i contratti del personale tecnico e amministrativo assunto ai sensi dell’articolo 21, comma 4-bis (organico PNRR) e comma 4-bis.1 (organico Agenda SUD), individuando risorse aggiuntive che non dipendano dall’effettiva capacità di spesa della singola istituzione scolastica.

Manzi (PD)

Le scuole, grazie alle risorse stanziate dal PNRR, hanno potuto aderire ai singoli progetti di investimento e, a tal fine, richiedere ed usufruire di una unità aggiuntiva di personale A.t.a. e, nello specifico, di un collaboratore scolastico o di un assistente tecnico o di un assistente amministrativo; sono state assunte circa 9.000 unità di personale scolastico grazie al piano Agenda Sud e al PNRR, con scadenza contratto prevista per il 31 dicembre 2023 grazie alle risorse stanziate dalla legge n. 112 del 2023; la legge n. 191 del 17 dicembre 2023 ha previsto la possibilità di prorogare i 3.166 assistenti assunti (tecnici ed amministrativi), corrispondenti alle uniche due figure professionali previste per i progetti PNRR sino al 30 giugno 2026; i collaboratori scolastici, invece, sono stati prorogati sino al 15 aprile 2024 e con risorse a carico dello Stato; tuttavia, in data 28 dicembre 2023, il Ministero competente ha diramato una nota (prot. n. 3919) con la quale ha inteso differenziare la figura del collaboratore scolastico rispetto a quella dell’assistente (tecnico ed amministrativo): i collaboratori scolastici sono stati prorogati «di diritto» al 15 aprile 2024 grazie ai fondi previsti nella legge di bilancio, mentre per gli assistenti tecnici ed amministrativi si è previsto, in sintesi, che le istituzioni scolastiche potranno attivare nuovi incarichi in favore del personale già assunto, attingendo dai fondi PNRR nei limiti del 10 per cento del correlato finanziamento PNRR ovvero dei costi indiretti; questa decisione ha generato notevoli criticità: gran parte delle scuole ha scelto di non rinnovare i contratti del personale tecnico e amministrativo e, molte altre, si trovano a vivere una situazione di estrema confusione; la nota ministeriale ha previsto, di fatto, una gravissima disparità di trattamento tra le figure del personale Ata: da un lato i collaboratori scolastici garantiti e tutelati e dall’altro gli assistenti tecnici ed amministrativi prorogati solo teoricamente e, di fatto, rimasti senza lavoro e senza alcuna certezza –: come intenda affrontare le gravi criticità generate dalla distinzione prevista in termini di proroghe tra le diverse figure del personale Ata, dovendo le tre figure professionali essere gestite e tutelate equamente poiché tutte necessarie al corretto espletamento dei progetti PNRR negli istituti scolastici e poiché tutto il personale Ata merita pari considerazione, diritti ed opportunità.

Ecco la risposta di Frassinetti: “Si vuole assicurare le scuole di avere personale aggiuntivo. Sono state individuate ingenti risorse per farlo. Abbiamo dovuto distinguere la platea dei collaboratori scolastici (risorse statali) da quella degli amministrativi (risorse Pnrr). Il Mim ha attivato subito specifiche azioni di supporto: un format di contratto, un simulatore. Il Mim ha attivato modalità di gestione per ulteriori risorse in modo da incrementare le possibilità di stipulare contratti di una durata più ampia”.

Dalla Chiesa (Forza Italia)

Su tutto il territorio nazionale sono mesi che un numero ingente di personale scolastico assunto per le supplenze temporanee non riceve la retribuzione dovuta, in alcuni casi tale mancanza risale anche a settembre 2023; a detta di quanto espresso da fonti interne al Ministero, questa problematica si ripresenta ogni anno sin dal 2013 e riguarda soprattutto il periodo settembre-dicembre per cui ogni anno il personale scolastico precario viene pagato in ritardo a causa di specifici problemi burocratici che coinvolgono più ministeri e diverse istituzioni; appare evidente come tale situazione arrechi notevoli disagi e determini condizioni estremamente difficili, in alcuni casi anche drammatiche, per questi lavoratori della scuola che si trovano a non poter affrontare le quotidiane e comuni spese: affitto, bollette, mutuo, spese per trasporti e per i figli –: quali urgenti iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di far fronte nell’immediato al problema e di retribuire il personale di cui in premessa al più presto possibile e di individuare le cause dei ritardi per intervenire, anche con misure di carattere normativo, a determinare le necessarie condizioni affinché la criticità non si ripeta anche in futuro.

Ecco la risposta di Frassinetti: “ll contratto delle supplenze brevi ha discontinuità e eterogeneità, la situazione per loro è molto complessa. L’attuale processo di pagamento si svolge in cooperazione tra Mim e Mef. Il Mim si è prontamente attivato per reperire le risorse finanziarie. Proprio nell’ambito delle misure volte a sburocratizzare la scuola, è stata costituita una task force per rendere i pagamenti strutturali. A breve una proposta di interventi in collaborazione con il Mef”.

Latini (Lega)

Il 7 dicembre 2023 è stato pubblicato il decreto ministeriale n. 240 concernente il progetto nazionale di sperimentazione relativo all’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale che anticipa all’anno scolastico 2024/25 la possibilità di attivare in via sperimentale la filiera formativa tecnologico-professionale come prevista nel disegno di legge S. 924 già approvato in VII Commissione al Senato e che dovrebbe avere il via libera dell’aula entro fine gennaio 2024; il progetto potrà coinvolgere fino a un massimo del 30 per cento degli istituti tecnici e professionali attivi sul territorio regionale. I punti cardine della riforma sono cinque: percorsi quadriennali, rafforzamento delle materie di base, in particolare italiano e matematica, apprendistato formativo e alternanza scuola-lavoro, docenze di esperti provenienti dal mondo produttivo e professionale per ampliare l’offerta didattica, in primis quella laboratoriale, spinta all’internazionalizzazione con più scambi internazionali, visite e soggiorni di studio, stage all’estero; a pieno regime, la riforma prevede anche la creazione di veri e propri campus che, a livello di singolo territorio o distretto produttivo, potranno offrire agli studenti più percorsi di studio grazie alla sinergia fra soggetti che erogano percorsi di istruzione e formazione professionale e percorsi di Ifts, ITS Academy, istituti che erogano i percorsi sperimentali ai sensi dell’articolo 11 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, altre istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, università, istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e altri soggetti pubblici e privati, ivi comprese le imprese; si crea così l’opportunità di utilizzare alcune aree strategiche del territorio nazionale, sviluppandone le potenzialità. Aree che consentiranno così di creare sinergie culturali e strutturali tra la filiera formativa tecnologico-professionale e il settore imprenditoriale, industriale e scientifico-tecnologico; novità fondamentale è che si istituisce, all’interno del Ministero dell’istruzione e del merito, una struttura tecnica di livello dirigenziale generale per la promozione della filiera formativa tecnologico-professionale, dopo 10 anni dalla soppressione del Dg Istruzione tecnica operata dal Ministro pro tempore Mariachiara Carrozza in ossequio a una spending review (ad avviso dell’interrogante piuttosto miope). Questa unità avrà anche il compito di stimolare e valorizzare ricerca, brevettazione e trasferimento tecnologico all’interno della intera filiera tecnologico-professionale –: quale sia lo stato di attuazione della sperimentazione e quanti percorsi saranno avviati sul territorio nazionale già a settembre 2024, nonché quali siano i tempi previsti per l’implementazione della riforma nel suo insieme, soprattutto con riferimento alla creazione dei campus.

Ecco la risposta di Frassinetti: “Ricordo che l’istituzione della filiera è un obiettivo strategico di questo governo. Si tratta di una riforma ambiziosa, che mira ad una formazione di alto profilo e mira a risolvere il disallineamento tra scuole e lavoro e a rendere più competitivo il sistema produttivo. Confidiamo di istituire i campus, al momento si è avviata una sperimentazione. Sono stati ammessi 171 istituti, ciò dimostra che la scuola ha voglia di innovarsi”.

Piccolotti (AVS)

Da quanto si apprende numerosi insegnanti risultati idonei al concorso ordinario docenti indetto nel 2020 per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, sono ancora in attesa dell’immissione in ruolo; per molti di questi docenti, già precari da anni, l’assunzione a ruolo significa poter accedere ad un contratto di lavoro a tempo indeterminato, ponendo fine a lunghi periodi di precariato; da quanto risulta, per alcune classi di concorso, le prove previste dal concorso ordinario 2020 non si sono ancora concluse, mentre per moltissime altre e per i docenti ed aspiranti tali, che si sono abilitati regolarmente, sono state stilate le relative graduatorie di merito (Gm) per le quali è stato garantito lo scorrimento delle stesse fino ad esaurimento; oltre ai vincitori, solo una piccola percentuale degli idonei nelle graduatorie di merito (Gm) ha avuto ad oggi l’occasione di accettare la nomina a ruolo per l’anno scolastico 2023-2024 attualmente in corso, mentre altri sono ancora in attesa di concludere la procedura concorsuale; il 6 dicembre 2023 sono stati banditi due nuovi concorsi per l’accesso ai ruoli del personale docente con Ddg n. 2575 del 2023 per la scuola secondaria e Ddg n. 2576 del 2023 per infanzia e primaria; sarebbe un errore se i vincitori del nuovi concorsi avessero la precedenza nelle immissioni a ruolo rispetto al docenti presenti nelle graduatorie di merito del concorso ordinario del 2020 o rispetto a quelli che non hanno ancora concluso le prove; a parere dell’interrogante occorre prima garantire a tutte e tutti i candidati del concorso ordinario 2020 di poter terminare celermente le prove concorsuali e poi, a tutti i docenti risultati vincitori e/o idonei, di poter aspirare a ricoprire le cattedre che si dovessero rendere disponibili in futuro; continuando ad utilizzare le graduatorie di merito ad esaurimento nella loro massima capienza, sarà possibile garantire l’assunzione in tempi accettabili a docenti idonei che sono in attesa del ruolo quanto meno dal 2020, anno di pubblicazione del bando di concorso, se non da prima, vista la grande quantità di precari storici presenti nelle graduatorie –: quali urgenti iniziative di competenza, anche di natura normativa, intenda assumere per garantire una rapida conclusione delle prove concorsuali del concorso ordinario 2020, laddove siano ancora in corso di svolgimento, e lo scorrimento delle graduatorie di merito del medesimo concorso fino ad esaurimento delle stesse.

Ecco la risposta di Frassinetti: “Gli Usr hanno dichiarato di non aver ancora concluso le procedure per quanto riguarda la scuola secondaria. Occorre distinguere i vincitori e gli idonei. Le Gm sono state integrate con l’inserimento di coloro che hanno avuto il punteggio minimo. Voglio precisare che si deve a questo Governo la volontà di garantire che le Gm venissero prorogate fino al loro esaurimento. Queste saranno usate per raggiungere obiettivi Pnrr nel 2024/2025”.

Amorese (FI)

L’istituzione del liceo del made in Italy costituisce una parte qualificante del percorso di valorizzazione, promozione e tutela delle eccellenze italiane; si tratta di un percorso innovativo che fornisce alle studentesse e agli studenti la possibilità di approfondire gli scenari storici, geografici, artistici e culturali dello sviluppo industriale e del tessuto produttivo del nostro Paese, ma anche di proiettarsi nel futuro con una solida formazione di base soprattutto nei campi economico, giuridico e tecnologico; tale misura si inserisce nel processo di rinnovamento della scuola secondaria superiore, che si propone di allineare la filiera formativa alla filiera produttiva, facilitando così l’accesso al mondo del lavoro di giovani pronti ad affrontare le sfide globali con competenza e visione; con la legge del 27 dicembre 2023 n. 206, sono stati istituiti i nuovi percorsi liceali del made in Italy, a decorrere dall’anno scolastico 2024/2025; il Ministero dell’istruzione e del merito ha ritenuto di fornire tempestivamente le indicazioni operative per consentire l’iscrizione alle classi prime del nuovo percorso liceale a partire dal prossimo anno scolastico; il termine per la richiesta di attivazione delle prime classi del liceo del made in Italy da parte delle istituzioni scolastiche interessate, da presentare contestualmente alla regione e all’ufficio scolastico regionale competente, è stato prorogato al 18 gennaio 2024; a partire dal 23 gennaio 2024, il nuovo indirizzo liceale «made in Italy», può essere scelto dalle famiglie per le iscrizioni on-line sulla piattaforma Unica; alcuni organi di stampa, in assenza di dati ufficiali, hanno fornito, finora, informazioni contraddittorie in ordine ai percorsi che verranno attivati –: quali siano i dati ufficiali delle richieste di attivazione, da parte delle istituzioni scolastiche, delle prime classi del liceo del made in Italy.

Ecco la risposta di Frassinetti: “Il liceo del Made in Italy è un’importante novità. Tale percorso fornirà la possibilità di approfondire vari argomenti e proiettarsi nel futuro. Ricordo che il Mim ha dimostrato solerzia. A differenza da ciò che è stato detto, c’è stata una risposta davvero significativa da parte delle istituzioni scolastiche. Sono 92 le scuole che hanno chiesto l’attivazione del Made in Italy. La Campania non ha ancora autorizzato a 22 scuole l’attivazione. Sei scuole l’hanno chiesta ma non rispettavano i requisiti richiesti”.

Laura Bombaci

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