Il disegno di legge sul cosiddetto “Made in Italy” non avrà vita facile: approvato dal Consiglio dei Ministri il 31 maggio scorso dovrebbe seguire in Parlamento una strada preferenziale, trattandosi appunto di un progetto di iniziativa governativa, ma l’opposizione al provvedimento sta crescendo di giorno in giorno.
Intanto, però, il disegno di legge è stato depositato alla Camera soltanto il 27 luglio e non è neppure stato assegnato ad una Commissione di Lavoro (qualcuno ha parlato di una assegnazione alla Commissione Attività produttive) ma per ora nel sito ufficiale del Parlamento non è ancora disponibile neanche il testo definitivo e se ne parlerà probabilmente alla ripresa dei lavori, a settembre).
Nei giorni scorsi la Flc-Cgil, che all’argomento ha dedicato un seminario di approfondimento nel mese di luglio, non ha risparmiato critiche pesanti alla proposta: “Già nella prima versione avevamo definito irricevibile il provvedimento perché immagina una scuola piegata sui prioritari bisogni formativi dell’impresa per sviluppare soggetti già pronti per l’ingresso diretto e rapido nei meccanismi della produzione anche potenziando i percorsi di apprendistato (art. 43 del DLgs 81/2015), piuttosto che formare personalità dotate di competenze culturali idonee alla partecipazione e alla cittadinanza attiva, in un mondo permeato da trasformazioni globali in ambito digitale e ambientale, non chiuso in un nazionalismo autoreferenziale”.
“Quel che però ci appare ulteriormente grave su un piano più prettamente sindacale – sottolinea il sindacato di Gianna Fracassi – riguarda il destino di qualche migliaio di lavoratrici e lavoratori impegnati nei percorsi del liceo delle scienze umane perché qui le classi dell’opzione economico sociale – a partire dalle classi prime funzionanti nell’anno scolastico 2024/2025 – confluiscono nel percorso liceale Made in Italy”.
Spiega il sindacato: “Dai nostri rilievi – elaborati su dati di fonte ministeriale – risulta che sull’intero territorio nazionale sono ben 419 le scuole statali che hanno attivato i percorsi opzionali del liceo economico e sociale (LES) e che saranno, perciò, coinvolte da questo provvedimento; queste scuole sono equamente distribuite sull’intero territorio nazionale con punte di 57 scuole in Lombardia, 51 in Campania, 46 in Sicilia, 33 in Piemonte, 31 in Toscana e 30 in Puglia. È bene anche ricordare che il liceo economico sociale è frequentato da un totale di ben 75.700 alunne e alunni circa, distribuiti in non meno di 3.000 classi, senza contare anche i 116 istituti paritari coinvolti”.
Ma c’è anche una protesta “dal basso”:
Già da settimane, per esempio, la Società Italiana Scienze Umane e Sociali (SISUS) sta facendo circolare un documento in cui si ribadisce che “finalità dell’istruzione liceale sono la formazione e l’affinamento del pensiero critico e creativo da cui possano generarsi nuovi modelli di sviluppo per il futuro”.
“Questi scopi – aggiunge la SISUS – vanno ben oltre l’acquisizione di conoscenze e competenze connesse genericamente ad una valorizzazione del made in Italy, per affrontare la quale esistono già i curricula degli Istituti tecnici e professionali e dell’Istruzione Tecnica Superiore, in cui potrebbe trovare una più coerente collocazione un indirizzo che ha come obiettivo prioritario la promozione delle eccellenze italiane.
Come comunità educante formata da docenti, ricercatori, intellettuali, terzo settore chiediamo con forza di salvaguardare il Liceo Economico-sociale scongiurando l’eliminazione delle Scienze Sociali, senza le quali è difficile anche solo ‘pensare’ un’autentica crescita e uno sviluppo economico e civile del patrimonio italiano”.
A difesa dei LES (liceo economico-sociali) si è costituito anche un vero e proprio Comitato che sta raccogliendo adesione con una petizione in rete che è già stata sottoscritta da migliaia di docenti, studenti e genitori.
La stessa Cabina di Regia della Rete dei LES ha prodotto di recente un documento disponibile nel proprio sito
In sintesi, la Rete nazionale dei Licei Economico-Sociali “suggerisce l’affiancamento del Made in Italy al LES e non un’improvvisa sostituzione dell’indirizzo poiché la coesistenza dei due percorsi è ritenuta necessaria per non disperdere un patrimonio didattico, formativo e professionale di grande spessore”.
A ben vedere, comunque il problema non appare così urgente perché è molto difficile, per non dire impossibile che il liceo Made in Italy possa prendere avvio a settembre 2024: per rispettare questa scadenza già a gennaio 2024, al momento delle iscrizioni per il 2024/25 le famiglie e gli studenti dovrebbero avere informazioni adeguate in merito, ma questo è del tutto impossibile in quanto lo stesso disegno di legge prevede che per realizzare la riforma sarà necessario un Regolamento da adottarsi entro tre mesi dalla approvazione della legge.
A meno che il Governo non pensi a far passare il ddl con il voto di fiducia è davvero improbabile che il passaggio parlamentare si concluda entro settembre (non dimentichiamo che, ad oggi, non si sa neppure quale Commissione della Camera se ne dovrà occupare).
Ad essere realistici (e anche un po’ ottimisti), il ddl potrebbe essere approvato dal Parlamento nei primi mesi del 2024; a quel punto scatteranno i tre mesi per l’adozione del regolamento ma non si farebbe comunque a tempo a far partire le prime classi del liceo made in Italy già a settembre 2024 e bisognerà quindi aspettare il 2025 almeno.
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