Si è conclusa oggi, 20 aprile, l’occupazione del liceo linguistico Manzoni di Milano, iniziata lo scorso martedì 18 aprile. La protesta è stata fatta partire dal Collettivo Manzoni Antagonista in seguito alla diffusione dei risultati di un sondaggio somministrato agli studenti della scuola, che ha restituito un quadro alquanto preoccupante.
La protesta si è interrotta oggi in quanto gli studenti hanno raggiunto un accordo con la dirigente scolastica Maria Rossi. Nel documento che suggella il patto si legge che d’ora in poi bisognerà “fornire agli allievi un commento in generale a tutti i voti numerici, con particolare necessità di esplicitare il significato in forma narrativa chiara ed esaustiva del voto in condotta”.
I docenti dovranno quindi non solo assegnare un voto numerico ma cercare di motivarlo e commentarlo, per non ridurre la valutazione ad un semplice numero, cosa che genera disagio e ansia in moltissimi alunni. Sono anche altri i risultati raggiunti dagli studenti; si parla dell’aumento delle possibili sedute da fissare a settimana con lo psicologo, l’eliminazione del voto “1”, la calendarizzazione di un massimo di due verifiche, comprese quelle orali, al giorno.
C’è anche l’impegno a “progettare sin da subito di corsi di formazione mirati a cui far partecipare a scorrimento i docenti su argomenti come neurodivergenze, rapporti e iniziative destinate alla comunità Lgbtqia+, stati d’ansia e gestione dei rapporti personali e utilizzo degli strumenti tecnologici”. Insomma, c’è la volontà da parte degli studenti di collaborare con i docenti, cercando di sintonizzarli sulla loro stessa lunghezza d’onda attraverso la formazione.
Si tratta di una proposta, che quanto pare si concretizzerà, simile a quella avanzata nel corso di un’altra occupazione, al liceo Bassi di Bologna, proprio in questi giorni.
Gli studenti in protesta, che chiedono a gran voce l’attivazione della carriera alias, hanno proposto l’attivazione di corsi formativi per i docenti affinchè siano preparati a gestire stati d’ansia e di panico degli studenti, ma anche l’inserimento a scuola di psicologi esterni.
Secondo l’indagine del Collettivo Manzoni Antagonista sette studenti su dieci soffrono spesso di crisi di pianto o crollo emotivo dovuti alla scuola. Addirittura il 16% dei partecipanti denuncia di averli sempre. Uno studente su due, inoltre, non sente valorizzato il suo impegno da parte dei docenti e sente influenzata la propria salute mentale proprio dalla scuola.
Più della metà dice di sentirsi classificato solo in base ai voti e forzato a raggiungere l’eccellenza. “Fondare la scuola su concetti come merito e competitività, alimentando un continuo stato di pressione, trasforma lo studio da accrescimento personale a un’interminabile prestazione”, scrive il gruppo studentesco in un comunicato. L’obiettivo è che “questa nostra analisi non sia fine a se stessa, ma principio di un cambiamento”, concludono i ragazzi.
Nel documento con cui è stata presentata l’occupazione sono presenti i vari punti critici su cui gli studenti credono che bisogna intervenire per plasmare un nuovo modello di scuola. Innanzitutto la salute mentale degli studenti e l’atteggiamento dei docenti: “Per molti genitori e docenti il benessere psicologico non è qualcosa di cui preoccuparsi e talvolta sembrano voler mettere in difficoltà gli studenti per ‘temprarli’. Per molti docenti gli interessi degli studenti al di fuori della scuola sono superflui e sembrano ignorare che possano avere difficoltà che impediscono loro di studiare. Infatti, gran parte degli studenti sono incoraggiati ad abbandonare le proprie attività extrascolastiche per dedicarsi interamente allo studio. La mancanza di empatia da parte dei docenti è uno dei problemi maggiormente riscontrati nella nostra scuola e forse sarebbe ora di capire che l’eccessiva severità non è necessariamente funzionale all’apprendimento”.
Poi, il sistema di valutazione: “L’idea del voto è un tormento, la media un chiodo fisso nella mente degli studenti. Assegnare un numero per valutare la performance degli studenti è un concetto arcaico, che non tiene conto dei fattori umani, delle aspirazioni e dei talenti personali di ogni studente”.
“Vogliamo immaginare una scuola diversa, dominata da sentimenti più sereni, dove lo studio torni ad essere un interesse genuino, una forma di arricchimento personale che prescinde dal giudizio esterno, in cui lo studente non è costretto a calibrare il proprio impegno in funzione del voto e della media”.
“Metodi di valutazione più sereni dovrebbero quindi abbandonare l’analisi numerica delle virgole e dei decimali, della media aritmetica e ponderata e avere come unico fondamento l’idea di aiutare lo studente nel loro percorso, di aiutarlo ad individuare eventuali lacune o imprecisioni, fornendo consigli e direzioni da seguire, spronandoli a continuare, dimenticando l’approccio punitivo che vuole vederci o come eccellenze, piccoli trofei da esibire, o come quelli che sono stati schiacciati dal peso della scuola e che non ce l’hanno fatta”, continuano.
E, poi, il merito: “Coloro che riescono a raggiungere questi standard di perfezione vengono idolatrati e presi ad esempio, facendo sentire inadeguati chi quei risultati li ha raggiunti impiegando più tempo o con più difficoltà”.
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