Si parla ancora di occupazioni, in particolare di quella che ha avuto luogo in un liceo di Roma, condannata anche dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. A distanza di qualche giorno a parlare sono stati i genitori degli studenti della scuola.
“Chi si fosse degnato di venire ad ascoltare i ragazzi e le ragazze, che hanno indetto ben tre assemblee pubbliche e aperte, si sarebbe reso conto che sono molto più lucidi/e, preparati/e, maturi/e e consapevoli di quanto si immagini. Chiedono dialogo, chiedono di approfondire tematiche di attualità, capire il mondo in cui vivono e quello che li attende al di fuori della scuola. Chiedono che la scuola non sia ridotta a un mercificio di voti e valutazioni, chiedono spazi dove potersi confrontare con e senza gli adulti, chiedono di crearsi una coscienza critica e una coscienza politica”, queste le loro parole, riportate da RomaToday.
Come scrive Fanpage, al momento gli studenti non sono tornati a scuola e stanno studiando in Dad: l’istituto va sistemato e pulito dopo alcuni danni. “È necessario sapere che esiste un dossier fotografico realizzato in ottobre, due mesi prima dell’occupazione dunque, redatto allo scopo di inventariare lo stato dell’edificio, delle aule, dei bagni e degli ambienti che ospitano tutta la comunità scolastica”, aggiungono i genitori, che ci tengono a far sapere che molti di questi danni erano già presenti prima dell’occupazione.
Ricordiamo che una parte consistente dei genitori degli studenti del liceo ha giustificato l’occupazione dell’istituto superiore capitolino ritenendo che il collegio dei docenti, su iniziativa della dirigente scolastica, abbia sbagliato ad attuare il 2 dicembre la “contro occupazione” silenziosa in piazza Santi Apostoli.
Una madre ha dichiarato all’Ansa: “Le occupazioni che facevamo noi erano l’opposto rispetto a quelle che fanno i ragazzi oggi. Adesso sono organizzate e costruttive, hanno l’intenzione di migliorare la scuola e il dialogo con la preside che invece si trincera dietro a un muro”.
“Per quanto mi riguarda – ha puntualizzato la donna – sono totalmente contraria a quello richiesto dalla preside” e dal Collegio dei docenti con la “contro occupazione”.
Per la mamma, “la dirigente non apre al dialogo con studenti e genitori e dice, al contrario, che sono i ragazzi a non dialogare con lei. È inadatta al ruolo che ricopre”, perché doveva “parlare di scuola a scuola e non davanti alla prefettura. Se voleva parlare con genitori, poteva convocare l’assemblea in un altro luogo”, dicono.
Anche un papà, che si definisce “dalla parte degli occupanti” si è scagliato contro la posizione della scuola superiore romana: “le punizioni sono ad personam. Ora i ragazzi si nascondono. Si fanno liste di proscrizione e processi agli studenti“.
Le testimonianze non sarebbero isolate: contro le proteste della ds e dei docenti si sono poste “308 famiglie”, che hanno anche sottoscritto una pec.
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