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Liceo occupato, per dormire a scuola si prenota online. Gli alunni: “Ci sentiamo subordinati, vorremmo discutere alla pari con i prof”

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Ancora occupazioni nelle scuole italiane. Stavolta ci troviamo a Milano, dove è stato occupato un liceo scientifico, come riporta Il Corriere della Sera. Qui i ragazzi stamattina, 18 marzo, si sono ritrovati verso le 7 e hanno dato vita a un picchetto, per impedire l’ingresso a compagni e professori

Prenotazioni tramite link privato

Gli studenti intendono restare a scuola anche di notte. Per farlo ci si prenota tramite un link online privato accessibile soltanto tramite le e-mail della scuola. “Molti professori non si aspettavano questa occupazione e magari non l’hanno presa bene, ma ci aspettiamo che siano aperti a una discussione sui temi che portiamo avanti – racconta uno dei promotori -. Abbiamo occupato quasi tutta la scuola, tranne gli uffici, le aule tecniche e i laboratori, proprio per scongiurare possibili danni. Vogliamo conservare la scuola così com’è. La scuola è uno strumento non un posto da vandalizzare. E anche di notte resteremo a dormire, ma in numero limitato, per continuare il gesto di protesta. L’occupazione non è una perdita di tempo, è una cosa seria e vogliamo dimostrarlo”.

“Nella nostra scuola manca il confronto”

Ecco le motivazioni dell’occupazione: “Nella nostra scuola manca il confronto, elemento fondamentale per riuscire a migliorare lo spazio e a migliorarsi. È da tempo ormai che portiamo avanti la richiesta di una commissione paritetica, un’assemblea che preveda incontri con lo stesso numero di rappresentanti per ogni componente scolastica aiuta noi studenti a poterci confrontare direttamente e liberamente con tutti, cercando compromessi e decisioni condivise che evitino successive lamentele e incomprensioni. Aiuta i professori ad aprire gli occhi a un nuovo punto di vista, a parlare con gli studenti per riuscire a creare un rapporto più pacifico e corretto. Aiuta tutti a mettersi in discussione, a capire i propri errori e migliorare questo spazio condiviso che viviamo ogni giorno e che dovrebbe rappresentare ognuno di noi”, scrivono gli studenti in un documento di rivendicazione.

“Ci sentiamo sempre in una situazione di subordinazione e non è lo spirito di una scuola a cui vogliamo partecipare. Durante la lezione è normale che la figura del docente sia predominante. Ma a livello di discussione vorremmo essere alla pari con i professori”, sottolinea un altro degli organizzatori.

Occupazioni, la linea dura di Valditara

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, circa un mese fa, ha inviato una circolare alle scuole in merito alle occupazioni degli studenti, firmata dal capo dipartimento, Carmela Palumbo. Eccone il contenuto:

“L’occupazione espone gli studenti a possibili reati, anche legati al danneggiamento di beni pubblici”, che le scuole “sono tenute a denunciare”. Per gli studenti anzitutto “occorre valutare l’applicazione delle misure disciplinari previste dal Regolamento di ciascun istituto”. Ed è anche necessario “stimare la portata dei danni degli eventuali atti vandalici, considerando che troppo spesso se ne fa carico l’intera collettività e non gli autori”. Per questo, scrive il Mim, “dovranno essere poste a carico degli studenti responsabili le spese per le pulizie straordinarie e per il ripristino di arredi, pc e ogni altra attrezzatura di proprietà della scuola”.

“Anche in quest’anno scolastico – si legge ancora nella circolare – alcune scuole sono state teatro di occupazione da parte di gruppi di studenti che hanno impedito il regolare svolgimento delle lezioni, per periodi considerevoli, ledendo il diritto costituzionale allo studio della maggior parte degli studenti non aderenti alle occupazioni e causando, in molti casi, danni consistenti agli arredi sia fissi che mobili, alle dotazioni laboratoriali e alle strutture”.

“Molti dirigenti scolastici – si aggiunge – hanno messo in atto, sin dall’inizio, tutte le possibili strategie per far fronte a queste situazioni, mostrando la disponibilità al dialogo e all’ascolto e proponendo alternative quali l’assemblea o la co-gestione. Non sempre, tuttavia, si è raggiunto il risultato sperato, a volte anche a causa della presenza durante le occupazioni di soggetti esterni alle scuole”, prosegue Palumbo.