Nella notte tra domenica 12 novembre e lunedì 13 novembre alcuni studenti sono entrati nel proprio liceo, il Visconti, a Roma, occupandolo, affiggendo lo striscione: “Visconti occupato”. Lo riporta Fanpage.it.
“Lo facciamo per le condizioni in cui versa l’istituto, ma non solo: anche per tutti gli e le studenti che si sono mobilitati in questi anni. Non vogliamo una rottura con i docenti, ma chiedere loro di ascoltarci. Per quanto estrema possa sembrare, la nostra protesta nasce dal desiderio e dalla necessità di intraprendere un percorso condiviso tra studenti, professori e genitori, nell’interesse della scuola pubblica e di chi la vive ogni giorno”, questo è quanto si legge in una nota inviata dal Collettivo Visconti Unito.
Dalla mancanza di fondi per la scuola pubblica alla repressione delle manifestazioni, dal ruolo del nostro Paese negli attuali conflitti all’uso dei finanziamenti del PNRR, fino alle condizioni dell’edilizia dei licei. “Il nostro è parte del patrimonio culturale della città e palazzo di rilevanza storica, ma non è ammissibile che crollino i soffitti. Inoltre manca ancora la rampa di accesso per persone disabili, il cui progetto è stato approvato lo scorso anno”.
“Gli studenti vengono incoraggiati a competere sfrenatamente con i loro compagni, in una brutale selezione darwiniana che premia chi eccelle e lascia indietro chi ha difficoltà. Le modalità di valutazione sono incrementate, ma non servono al nostro apprendimento: ci caricano soltanto di ansia e incertezza. Così come non vogliamo i PCTO (ex alternanza scuola-lavoro) e ne chiediamo l’abolizione, anche dopo le morti di Lorenzo, Giuseppe e Giuliano, avvenute poco più di un anno fa”, questi alcuni dei problemi portati all’attenzione dai ragazzi.
Il liceo era stato occupato anche nel novembre 2022, quasi un anno fa. “Gli studenti si oppongono alla torsione autoritaria e antidemocratica messa in atto da questo governo. L’occupazione si scaglia anche contro la politica bellicista e guerrafondaia richiesta dalla Nato”, questi i motivi del gesto.
Un gruppo di docenti, circa quaranta, l’anno scorso aveva deciso di non abbandonare gli studenti ma, anzi, di approfittare del momento per proporre attività alternative alle lezioni ordinarie, dibattiti. I prof si erano anche resi disponibili a produrre un contro documento.
“Siamo andati nell’aula che dal Covid ci è stata messa a disposizione della Chiesa, c’erano una cinquantina di ragazzi, speriamo domani siano di più. Qui prof e studenti contrari, in assemblea semi permanente, porteranno temi alternativi, dalla dispersione scolastica all’educazione civica e la consapevolezza politica. Ma noi non siamo occupanti, vogliamo stare con i contrari, anzi, discutere con loro”, aveva detto una docente.
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