La conduttrice e scrittrice Licia Colò ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere della Sera in cui ha parlato della sua vita privata e non, con accenni all’educazione di sua figlia, oggi quasi diciannovenne, relativo soprattutto al periodo del lockdown.
Ecco cosa ha detto su sua figlia: “È una ragazza molto indipendente, gliel’avrò pure trasmessa qualcosa! In pieno Covid, quando i ragazzi erano stravaccati nella loro stanza, ho detto al mio ex marito che dovevamo coinvolgerla. Le abbiamo fatto fare corsi da operatrice video, per imparare le lingue. Le abbiamo fatto fare la schiava, perché doveva imparare tutto. Poi, non ancora maggiorenne, ci ha detto che voleva viaggiare da sola. Io ero entusiasta, il padre me ne ha dette di tutti i colori”.
Una scelta particolare quella della Colò, che ha voluto sottolineare quanto sia stato importante tenere la mente allenata durante il periodo del Covid, in giorni in cui moltissimi studenti hanno scelto invece di abbandonarsi all’ozio invece di approfittare del momento “di pace” per imparare qualcosa di nuovo.
È di oltre tre mesi il ritardo nel percorso di apprendimento dei bambini dovuto alla pandemia e alla chiusura, anche alternata, delle scuole e l’adozione forzata della didattica a distanza. La Dad obbligata, quindi, ha fatto perdere un terzo dell’anno scolastico. Come dimostrato anche dai risultati delle prove Invalsi, a metà del 2022 molti studenti non avevano ancora recuperato il gap formativo. A rilevarlo è uno studio coordinato dall’Università Sciences Po di Parigi e pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour.
“La pandemia da Covid-19 – hanno accertato i ricercatori – ha portato a una delle più grandi interruzioni dell’apprendimento nella storia. Ciò è dovuto in larga misura alla chiusura delle scuole, che si stima abbia colpito il 95% della popolazione studentesca mondiale”.
Inoltre, è stato appurato che “anche quando è ripreso l’insegnamento in presenza, l’istruzione è stata spesso compromessa dall’insegnamento ibrido e da bambini o insegnanti che hanno dovuto sottoporsi alla quarantena e perdere le lezioni”.
“La persistenza di deficit di apprendimento a due anni e mezzo dall’inizio della pandemia evidenzia la necessità – hanno concluso i ricercatori – di iniziative politiche ben progettate, dotate di risorse adeguate e decise per recuperarli”.
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