Si è conclusa ieri, a Pesaro, l’ottava edizione di Kum, il Festival ideato da Massimo Recalcati che vuole – come si legge sul suo sito Web – mettere al centro del discorso pubblico e della diffusione dei saperi i temi della cura e del prendersi cura, della salute e della malattia, del benessere e del disagio, nelle loro tante declinazioni filosofiche e psicologiche, mediche e scientifiche, sociali e politiche.
Il nome “Kum”, fa riferimento all’episodio del Nuovo Testamento in cui Gesù risuscita la giovinetta morta dicendole in aramaico “Talithà, Kum”, “fanciulla, io ti dico alzati”. Ed è proprio il rialzarsi, la rinascita, che Recalcati ha voluto mettere al centro di questo percorso di riflessioni e dibattiti sulle grandi scelte della nostra vita.
Il sottotitolo di quest’anno “Cantieri, la vita della Scuola”, è stato scelto per marcare l’urgenza di smontare e ricostruire le nostre idee precostituite ma anche per rimettere in discussione le grandi istituzioni che fanno parte integrante della nostra vita, come la Scuola, così centrale nelle nostre esistenze, aprendo laboratori di discussione e confronto.
È stata la Scuola, dunque, al centro di questa ottava edizione. Ne hanno parlato, oltre a Massimo Recalcati – direttore scientifico della manifestazione – Annalisa Cuzzocrea, Erri De Luca, Gad Lerner, per citare soltanto alcuni nomi noti al grande pubblico. Ma moltissimi altri relatori prestigiosi sono intervenuti, come ad esempio Mario Cucca, biblista e socio della Società Milanese di Psicoanalisi, che ha tenuto una conferenza dal titolo : Don Lorenzo Milani. “Ho voluto più bene a voi che a Dio”. Cucca ha focalizzato il suo intervento sul fatto che Don Milani, a partire da un trauma – “l’esilio” punitivo a Barbiana – seppe riconoscere in questo evento una possibilità di ripartenza, oltre che per se stesso anche e soprattutto per i bambini di quel territorio isolato. E quando tutto sembrava perduto, è proprio in quel momento che mise a punto la sua idea sovversiva di scuola.
Un altro aspetto, molto interessante e attuale, è stato trattato da Andrea Bellavita, vicedirettore del corso di laurea di Storia e storie del mondo contemporaneo presso l’Università dell’Insubria di Varese. Titolo del suo intervento: So cos’hai fatto! La scuola, gli adolescenti e il trauma.
Il tema centrale è il mondo dei giovanissimi, che la fiction seriale ha eletto a protagonisti, quasi sempre presentati come adolescenti strutturalmente traumatizzati e in conflitto con il mondo degli adulti, genitori e docenti in primis.
L’originale titolo della lezione di Erri De Luca, “La parola come presidio sanitario”, ci suggerisce che dovremmo pensare la cultura come presidio medico, come misura sanitaria. Perché non c’è salute se le cose non trovano salvezza nelle parole, non c’è bene se quel bene non viene coltivato nello spazio comune della cultura. La cura più antica e più necessaria è cura delle parole, perché le parole curano e perché è delle parole che dobbiamo anzitutto prenderci cura.
Insomma, l’idea di Scuola di Massimo Recalcati è chiara, ed è benissimo riassunta da un passaggio dell’opuscolo di presentazione del programma del Festival: Dimmi che scuola hai voluto, che scuola hai progettato, che scuola hai finanziato, e ti dirò chi sei. Potrebbe suonare così un interrogativo radicale sulla nostra scuola come sulla nostra società. Chi vuoi che siano i tuoi figli e le tue figlie? Chi vuoi includere e chi vuoi escludere dall’accesso al sapere? Come vuoi mettere in gioco il sapere nella vita della comunità o nella sopravvivenza del pianeta? La scuola non trasmette nozioni, contenuti, e neppure abilità, competenze. Trasmette simboli, esperienze condivise, modi di pensare. Perché quei modi di pensare si traducano in modi di vivere, di stare accanto agli altri, di prendersi cura della natura. C’è scuola perché c’è futuro, ma c’è futuro solo se c’è scuola.