Nel corso dell’evento ‘Gli altri siamo noi’, patrocinato dal ministero della Salute, è stato affermato: “La scuola è il posto ideale dove fare innanzitutto cultura della vaccinazione. Nelle scuole dove si fanno” le iniezioni scudo, “soprattutto nell’adolescente e quindi nella scuola media, si raggiungono coperture mediamente di 20 punti percentuali più alte rispetto ai posti dove si fa il classico invito a casa. E’ importante quindi coinvolgere le istituzioni scolastiche”.
La prevenzione e il gioco di squadra
Creare una cultura di prevenzione richiede un gioco di squadra, sottolineano gli specialisti che oggi sono scesi in campo accompagnati da mamme e papà della Tv per far viaggiare anche sui ‘social’ la corretta informazione per l’evento realizzato in collaborazione con Adnkronos Comunicazione e con il contributo non condizionato di Gsk.
Nel lavoro corale, è necessario affidare un ruolo importante alle scuole: “Per quanto riguarda la vaccinazione della prima infanzia, per creare una cultura nei genitori. Così come succede con gli interventi fondamentali portati avanti in accordo con le ostetriche nei corsi pre-parto”.
Vaccinare a scuola
Per gli adolescenti, invece, è utile vaccinare a scuola, “come abbiamo fatto noi tanti anni fa- dice l’esperto. Io per esempio l’antipolio l’ho fatto a scuola con il classico ‘zuccherino’. Tanti altri hanno fatto l’anti epatite B. Purtroppo in troppe Regioni questo tipo di organizzazione si è lasciata andare e le coperture ne hanno risentito. Nelle scuole abbiamo la possibilità di incontrare i genitori facilmente, soprattutto in questo momento in cui c’è tanta attenzione per le vaccinazioni. E c’è la possibilità di avere dei formidabili alleati che sono i docenti, in ogni istituto c’è l’insegnante che è referente per l’educazione e la promozione della salute. Sono risorse incredibili che la sanità pubblica non si può permettere di non coinvolgere”.
Non abbandonare la cosa che funziona
Un altro aspetto riguarda la legge sull’obbligo vaccinale: “Credo –continua l’espero su Adnkronos- che nessuno debba pensare di abbandonare una cosa che funziona dopo un anno. Abbiamo bisogno ancora di mantenerlo per qualche anno. Dopo ci parliamo e vediamo se oltre a raggiungere quelle coperture ideali siamo stati capaci di far crescere anche la cultura vaccinale e di aver fatto capire ai genitori che non bisogna far correre rischi inutili e pericolosissimi ai propri figli. Allora a quel punto potremmo anche arrivare ad altre forme diverse dall’obbligo”.
In Europa
Ci sono altri Paesi europei “in cui chi non si vaccina non può accedere non solo nelle scuole, ma neanche avere il bonus bebè. O ancora: la mamma che non vaccina non può avere i tre mesi aggiuntivi di astensione dal lavoro dopo la gravidanza. Tutta una serie di piccoli obblighi che portano a delle coperture molto alte. Quindi potremmo imparare anche dai Paesi dell’Europa del Nord dove non c’è un obbligo di legge, ma regole molto più stringenti che da noi”.