La dispersione è un problema endemico dei sistemi scolastici. Il fenomeno è legato anche alla disoccupazione, all’emarginazione sociale, alla povertà e a scarse condizioni di salute. Le ragioni per cui alcuni giovani decidono prematuramente di rinunciare alla scuola sono molte: problemi personali e familiari, difficoltà di apprendimento o una situazione sociale fragile. Fattori altrettanto importanti sono l’impostazione del sistema educativo, l’ambiente nei singoli istituti e il rapporto tra insegnanti e alunni.
La prevenzione della dispersione scolastica richiede una risposta sistematica che ha il suo nucleo centrale in un intervento strutturato, permanente e differenziato nei confronti delle difficoltà che impediscono agli alunni di vivere positivamente la scuola. Vengono chiamati in causa non solo l’istituzione scolastica e le famiglie, ma porta anche la necessità una stretta collaborazione e sinergia con il territorio e l’insieme delle sue istituzioni.
Per combattere il fenomeno una trentina di scuole medie in Liguria apriranno anche al pomeriggio, organizzando attività intercurricolari e di “potenziamento”.
Infatti la Liguria guida, con il Friuli Venezia Giulia, la classifica per abbandoni scolastici nel passaggio tra la scuola media e la scuola superiore. Gli studenti liguri – così come segnala un approfondimento de La Repubblica, edizione di Genova, continuano a lasciare, prima del tempo, la scuola: lo 0,9% abbandona l’istruzione pubblica già dalla scuola media. E qui la Liguria ha percentuali pari a quelle delle regioni del Sud Italia. Nel passaggio tra scuola secondaria di primo grado alle superiori, la dispersione sale al 2,4%. Diventa poi 4,6% nella scuola superiore, soprattutto negli istituti tecnici e professionali liguri. A lasciare gli studi sono, in maggioranza, gli allievi stranieri.
Grazie a un progetto Pon, programma operativo nazionale per “Inclusione sociale e lotta al disagio”, 32 istituti comprensivi in Liguria, tra cui altrettante scuole medie, riceveranno un finanziamento che permetterà loro di organizzare lezioni e attività di potenziamento anche al pomeriggio.
Il report pubblicato dal Miur evidenzia che nel 2015-2016 14.258 ragazze e ragazzi, pari allo 0,8% di coloro che frequentavano la scuola secondaria di I grado, hanno abbandonato gli studi in corso d’anno o nel passaggio fra un anno e l’altro. Al Sud la propensione all’abbandono è maggiore, con l’1% (l’1,2% nelle isole e 0,9% al Sud). Mentre nel Nord Est la percentuale è più contenuta, con lo 0,6%. Tra le regioni con maggiore dispersione spiccano la Sicilia con l’1,3%, la Calabria, la Campania e il Lazio con l’1%. La percentuale più bassa si evidenzia in Emilia Romagna e nelle Marche con lo 0,5%. I maschi abbandonano più delle femmine. La dispersione scolastica colpisce maggiormente i cittadini stranieri rispetto a quelli italiani: dispersione al 3,3%, contro lo 0,6% relativo agli alunni con cittadinanza italiana. Gli stranieri nati all’estero, con una percentuale del 4,2%, sembrano essere in situazione di maggiore difficoltà rispetto agli stranieri di seconda generazione, i nati in Italia, che hanno riportato una percentuale di abbandono complessivo del 2,2%.
L’abbandono è più frequente, poi, fra coloro che sono in ritardo con gli studi: la ripetenza può essere considerato un fattore che precede, e in certi casi preannuncia, l’abbandono. La percentuale di alunni che hanno abbandonato il sistema scolastico è pari al 5,1% per gli alunni in ritardo, e allo 0,4% per gli alunni in regola.
La serie storica dell’abbandono nella secondaria di I grado evidenzia un calo complessivo, dall’1,08% del 2013/2014 allo 0,83% del 2015/2016.
Nel passaggio dall’anno 2015/2016 al 2016/2017, dei 556.598 ragazze e ragazzi che hanno frequentato il terzo anno di corso, 34.286 sono usciti dal sistema scolastico, pari al 6,16% della platea di riferimento. Il 4,47% di queste ragazze e questi ragazzi è passato alla formazione professionale regionale, lo 0,02% è andato in apprendistato, lo 0,06% ha abbandonato per validi motivi (istruzione parentale, trasferimento all’estero), l’1,61% ha abbandonato del tutto.
La serie storica (considerando tutti i frequentanti della scuola secondaria di I grado) vede anche in questo caso un miglioramento: la dispersione fra i cicli era dell’1,18% nel 2013/2014, dello 0,77% nel 2014/2015, dello 0,52% nel 2015/2016.
L’abbandono nella scuola di II grado è del 4,3% (112.240 ragazze e ragazzi). L’abbandono è molto elevato nel primo anno di corso (7%). I maschi abbandonano più delle femmine. Il Mezzogiorno ha una percentuale più elevata della media nazionale (4,8%). Tra le regioni con maggiore abbandono spiccano Sardegna, Campania e Sicilia, con punte rispettivamente del 5,5%, del 5,1% e del 5,0%. Mentre le percentuali più basse si evidenziano in Umbria con un valore del 2,9% e in Veneto e Molise con valori del 3,1%. Nelle scuole paritarie si registra un maggiore abbandono con una percentuale del 7,6% contro il 4,1% delle scuole statali.
L’abbandono complessivo più contenuto si è registrato per i licei che hanno presentato mediamente una percentuale del 2,1%. Per gli istituti tecnici la percentuale è stata del 4,8% e per gli istituti professionali dell’8,7%. La percentuale di abbandono più elevata è relativa ai percorsi IeFP (corsi di Istruzione e formazione professionale realizzati in regime di sussidiarietà presso le scuole), con un abbandono complessivo del 9,5%. Tra i licei spicca il tasso di dispersione complessivo del liceo artistico, con il 4,8%. Per gli istituti tecnici: la percentuale di dispersione si è attestata al 5,2% per i percorsi ad indirizzo economico e al 4,6% per quelli ad indirizzo tecnologico. Tra i professionali gli istituti con indirizzo industria e artigianato hanno presentato una percentuale di abbandono complessivo più alta, con l’11%.
La serie storica vede anche in questo caso un miglioramento: la dispersione era del 4,4% nel 2013/2014, del 4,6% nel 2014/2015, del 4,3% nel 2015/2016.
Il tasso di dispersione scolastica in Italia continua a scendere (siamo al 13,8 per cento su scala nazionale) ma è ancora lontano dall’obiettivo del 10 per cento fissato dall’Europa per il 2020. L’ultimo rapporto pubblicato da Eurostat ci dà al settimo posto per numero di early school leavers: giovani 18-24enni con in tasca solo il diploma di scuola media.
Peggio di noi fanno solo Islanda, Portogallo, Romania, Spagna, e Malta che però partivano da situazioni più gravi di quella italiana. Anche Gran Bretagna e Germania non hanno raggiunto la soglia europea, ma da loro ci sono molti più immigrati, una fascia di popolazione particolarmente esposta all’abbandono scolastico.
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