La senatrice a vita Liliana Segre è “l’italiana dell’anno”: lo sostiene il settimanale cattolico ‘Famiglia Cristiana’, perché, hanno spiegato nell’editoriale il direttore Antonio Rizzolo e il condirettore Luciano Regolo, “la sua lezione, portata da un trentennio nelle scuole, è una limpida e coraggiosa testimonianza”.
Alla donna è stata dedicata la prima pagina del settimanale, intitolata “La mia vita contro razzismo e indifferenza”, con all’interno una lunga intervista alla donna, vittima in giovanissima età delle leggi razziali contro gli ebrei e poi sopravvissuta ad Auschwitz.
Nell’intervista al settimanale, tra le testate più critiche verso le attuali politiche sull’immigrazione, Liliana Segre si scaglia contro “l’indifferenza regna sovrana ora come allora. Non è questione di essere cattivi o buoni. È una regola che quando qualcosa non ti riguarda personalmente lasci perdere. Questo è uguale in tutti i tempi”.
“Certo, i non indifferenti ci sono sempre – prosegue la senatrice a vita -. Oggi si battono perché dei poveri e disgraziati non siano lasciati ad affogare in mezzo al mare e non muoiano di gelo tra le montagne. Sono pochissimi, ma ci sono”.
Secondo Liliana Segre, “è questa l’unica analogia con l’Italia di 80 anni fa quando furono promulgate le leggi razziste. Io sono stata scheletro e ho avuto fame da matti, sono stata schiava, richiedente asilo, che mi è stato negato, e clandestina sulle montagne con documenti falsi”.
“Tutte queste cose le ho provate sulla mia pelle, so cosa significano e non riesco a dimenticarle. E ho visto persone essere uccise non perché avessero fatto qualcosa ma per la sola colpa di essere venute al mondo”.
Alle soglie del 2019 “la situazione per i richiedenti asilo è diversa, non tutti rischiamo la morte come noi, ma non possiamo non essere allarmati per alcune leggi che toglieranno loro non solo il diritto di asilo, ma anche un tetto sulla testa per ripararsi dal gelo invernale”.
Secondo i responsabili del settimanale di Paolini, quella di Liliana Segre “una testimone preziosa contro l’oblio e i pregiudizi”. Abbiamo scelto lei perché “vittima del razzismo, che ha vissuto e poi ha imparato a vedere le proprie sofferenze, può insegnare a tutti noi, oggi, a continuare a osservare”.
“A conservare il senso di quanto è accaduto allora, e a vigilare sull’oggi. A ricordare per combattere quell’indifferenza, quell’oblio, quelle paure, quei superficiali egoismi che favoriscono odi razziali, pregiudizi e ostilità varie”.
“Non a caso”, continua l’editoriale, “a ottant’anni dalle leggi razziali, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto che a Liliana Segre andasse il massimo tributo delle istituzioni repubblicane”.
“La sua nomina a senatrice a vita è un segnale importante in una fase storica come la nostra, di disinvolte smemoratezze, d’ignoranza diffusa, di irresponsabili e volgari slogan da stadio, di fantasmi che aleggiano sinistri nella vita pubblica e si fanno largo con parole d’odio e d’intolleranza di cui non ci si vergogna quasi più”.
La stessa senatrice Segre “ci ha confidato di provare i brividi nel leggere le parole feroci con cui persone inqualificabili la bersagliano su Internet solo per il suo impegno civile”.
Scegliere Liliana Segre come italiana dell’anno per Famiglia Cristiana, concludono direttore e vicedirettore, “significa soprattutto ribadire che la fiamma della memoria non può e non deve spegnersi, che il ricordo è una cosa viva che va trasmesso da una generazione all’altra, come una candela che può accenderne un’altra”.
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