«Gli studenti non sono imbuti da riempire»: ed è partita la buriana contro la ministra dell’istruzione Azzolina accusata di avere paragonato i ragazzi a un imbuto attraverso cui passano i liquidi ma senza fermarsi, quindi una metafora infelice che depone male per chi invece ha la responsabilità di milioni di studenti da istruire e formare.
Ma la già docente, e già pure collega di 80mila prof, si è difesa, dicendo che «L’imbuto di Norimberga è una metafora sull’apprendimento molto nota nel mondo della scuola: uno studente a cui vengono versate nozioni in testa attraverso un imbuto. L’apprendimento non funziona così, i docenti lo sanno bene, ed è ciò che intendevo dire quando ho rievocato l’immagine dell’imbuto durante la conferenza di sabato, ‘lo studente non è un imbuto da riempire di conoscenze, è ben altro ho detto».
«Qualcuno mi ha preso alla lettera soffermandosi sul fatto che gli imbuti non si riempiono ma si usano per riempire – sottolinea la ministra su Facebook -. Capisco bene che si possa prestare a facili ironie, ci rido su anch’io. Ma ci tengo a tranquillizzare sul fatto che al Ministero non abbiamo provato ad infilare imbuti in testa ai ragazzi versandoci dei libri (liquefatti ovviamente), prima di dire che non funzioni…Per fortuna chiunque può informarsi su questo concetto usando un semplice motore di ricerca».
E forse ha pure ragione, a parte il consiglio sulla ricerca su internet, ma un ministro della Repubblica deve usare metafore e altre figure retoriche comprensibili anche a chi non è addetto ai lavori scolastici e immerso nei meandri della didattica, considerato pure che l’immagine evocata, ma diversa, è più vecchia del cucco, così vecchia che già nel “68 nelle affollate assemblee del Movimento studentesco veniva sbandierata dai più colti, e meno, esponenti, tanto da diventare i pochi anni una banalità.
Ma in quella vetusta metafora non c’era la benché minima ombra di imbuto e infatti suonava così e così veniva ripetuta e trascritta anche nei vari concorsi che si facevano allora per insegnare: il bambino non è un vaso da riempire ma un camino da accendere.
L’imbuto non c’entrava allora come non c’entra oggi. Ma un lapsus è consentito pure a chi della cultura didattica dovrebbe essere il custode. La vestale insomma.
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