I lettori ci scrivono

L’immensa solitudine in cui sono stati abbandonati i docenti

Quello dell’insegnante che in difficoltà con la disciplina della classe ha chiamato i carabinieri sarà un caso limite ma è sintomatico del grande disagio che noi docenti stiamo vivendo e soprattutto dell’immensa solitudine in cui ci hanno abbandonati.

Delegittimati nella nostra credibilità e autorità da leggi criminali, schiacciati fra l’incudine e il martello di dirigenti asserviti all’utenza e utenza sempre più invadente e giudicante, con colleghi spesso passivi e incapaci di solidarietà in quanto preoccupati del loro orticello personale o  intimoriti da possibili ritorsioni, senza altre armi correttive che la penna…cosa possiamo fare se non chiamare i carabinieri  bypassando un’istituzione che non ci tutela più?

Ho avuto colleghi bravissimi e preparati ma di carattere mite che hanno avuto difficoltà con la disciplina degli alunni e il ds invece di aiutarli li umiliava davanti ai ragazzi screditandoli ulteriormente. ..è questo che vogliamo? Vogliamo emulare la logica ” bullesca” per cui i più deboli vanno isolati e sopraffatti?

Ho sentito colleghi affermare con sicumera che “chi non sa tenere la classe non deve insegnare”…eppure quando scelsi questa carriera non ricordo di aver fatto domanda per dirigere un riformatorio ne’ che per il ruolo mi sia stato richiesto di produrre fra i titoli  l’attestato di un corso da Rambo o di autodifesa!

Un docente se valido e competente va messo, come ogni lavoratore, nelle condizioni di poter svolgere al meglio il suo lavoro e non gettato in pasto a 20 teppisti o psicopatici e abbandonato al suo destino. Va supportato da colleghi e dirigenti e aiutato a trovare le migliori strategie per gestire le criticità eccezionali, va tutelato da un sistema che deve far quadrato intorno a lui e non scaricarlo in balia degli eventi…

Molte classi sono ormai diventate succursali di reparti neuropsichiatrici e non possiamo pretendere che un docente sia preparato a questo o sappia gestire da solo realtà umanamente ingestibili con l’unico strumento della nota sul registro.

Smettiamola di cercare il capro espiatorio intorno a noi e affrontiamo il problema alla radice… lottiamo perché la scuola torni un sereno luogo di cultura e civiltà dove vigono educazione, regole e rispetto e la cattedra non debba trasformarsi in trincea.

Antonella Currò

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