Una parola muore quando è detta – Dice qualcuno –
Io dico che proprio
Quel giorno
Comincia a vivere.
Emily Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 – Amherst, 15 maggio 1886)
Con la sentenza emessa il 7 luglio 2023 dalla Presidente della quinta sezione collegiale del Tribunale di Roma, Maria Bonaventura, un collaboratore scolastico è stato assolto dal reato di violenza sessuale commesso nel 2019 ai danni di una studentessa quando, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la ragazza mentre saliva le scale dell’Istituto“sente qualcuno da dietro che le mette le mani nei pantaloni, sotto gli slip. Poi quelle mani, prima le toccano i glutei, poi le afferrano le mutandine, e infine si sente sollevata di due centimetri. La ragazza si gira e vede il bidello. Allora si allontana, muta“. I giudici, dopo le testimonianze sia dell’amica che era con lei che dello stesso bidello, hanno creduto alla ragazza, ma l’azione è durata “una manciata di secondi, senza alcun indugio nel toccamento. Una manovra maldestra ma priva di concupiscenza”. In sintesi è stato un gesto scherzoso durato una manciata di secondi. Ma oltre al danno morale e alle umiliazioni a cui sono ancora sottoposte le donne che denunciano, emerge la problematica dell’uguaglianza delle donne dinanzi alla legge, come si evince nelle molteplici condanne pronunciate dalla Corte di Strasburgo nei confronti dell’Italia per il sessismo giuridico e giudiziario imperante, ribadito nella decisione del Comitato CEDAW Italia (Con- vention on the elimination of all forms of DisCrimination against Women) di appena un anno fa.
La sentenza, tra l’altro impugnata dalla Procura di Roma, irridendo a tutte le battaglie fatte in difesa delle donne vittime di violenza maschile oltre ad avere effetto dissuasivo per altre denunce, ha destato indignazione e proteste nelle piazze e nei social dove la notizia si è subito diffusa dando vita al tormentone della “palpata di 10 secondi” a dimostrazione dei danni ineluttabili causati dalle parole tossiche, nel nostro caso quelle stampate sulle sentenze che, come tutte le altre vivono e viaggiano nello spazio e nel tempo e, senza ostacoli, s’insinuano nelle menti formando pensieri ed opinioni che ci perseguitano da secoli e che con fatica i collettivi femministi e le associazioni di donne cercano da secoli di ribaltare per decostruire quell’immagine di donna creata dal sistema patriarcale per giustificare ogni tipo di prevaricazione e di violenza maschile sulle donne, violenza che ha specifiche basi culturali e si perpetua senza soluzione di continuità fino agli odiosi femminicidi.
Ma la violenza sessuale sulla studentessa avvenuta in una scuola pubblica e la dichiarazione, sempre al Corriere, della coordinatrice Tullia Nargiso della Rete degli Studenti Medi del Lazio: ”Gli edifici scolastici diventano teatro di molestie neppure riconosciute e punite” denunciano che si tende a sottovalutare o a rimuovere le situazioni a rischio presenti negli Istituti scolastici per non dover ammettere che essi non sono spazi neutri.
La Scuola è dunque chiamata a fare la sua parte e i Cobas Scuola con il CESP e in collaborazione con l’Associazione Differenza Donna hanno in programma nel prossimo anno scolastico corsi di formazione diretti a docenti e Ata per la promozione della cultura del rispetto tra i sessi, per la valorizzazione delle differenze ed il contrasto agli stereotipi di genere con particolare attenzione al linguaggio inclusivo e alla comunicazione.
Teresa Vicidomini Esecutivo nazionale COBAS Scuola
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