Carissima Preside Savino,
sono una docente da poco in pensione ed ho dedicato all’insegnamento ben 38 anni della propria vita e Le confesso che la Scuola mi manca, sono i ragazzi a mancarmi, perché la scuola è fatta proprio da loro.
Ho sentito il bisogno di scriverle perché non si può tacere davanti alla condivisione di un’esigenza educativa, di fronte ad una problematica così importante quale quella della formazione delle coscienze. Un docente resta tale a vita, checché se ne dica.
Le manifesto la mia sincera amarezza per lo spiacevole equivoco scaturito a seguito della sua lettera aperta ai ragazzi del suo Istituto, e di certo non solo a loro. Lei è un’educatrice e quella lettera l’ha giustamente rivolta agli alunni di tutte le nostre scuole. Ha sentito il bisogno di scrivere, e questo è un grande pregio. L’ha fatto con immediatezza, con spontaneità, con “urgenza” educativa. Il messaggio che passa è certamente quello della condanna dei totalitarismi, e fino a qui sono in perfetta sintonia con lei.
Mi preme puntualizzare alcuni aspetti integrativi.
Ripercorrendo la mia carriera di studente universitaria e di docente ho imparato che “La Storia non si studia mai su un solo testo” non può e non deve essere unilaterale. Di conseguenza i diritti della Persona sono inviolabili, la libertà è inalienabile, la Democrazia è la forma di governo più equa, la vita umana è sacra.
La violenza, per me, non aveva colore. Non ho mai indossato i panni dell’ideologizzazione. Non ho mai messo i paraocchi di chi guarda solo in una direzione, né gli occhiali scuri di chi non vuol vedere, né tantomeno ho mai immerso la testa nella sabbia per rifiutarmi di capire. Quando parlavo di storia ai miei alunni, non ho mai, dico mai, fatto emergere le mie conclusioni. Dovevano essere loro a tirarle fuori, alla luce di un sereno ed obiettivo confronto dei fatti.
Amavo parlare della “bellezza” della nostra Costituzione commentandone gli Articoli, di come sia perfetta per salvaguardare e tutelare i diritti di tutti e di ciascuno, nessuno escluso, e che la Democrazia, la “nostra” democrazia, fosse la forma di governo migliore al mondo, per farli sentire orgogliosi di essere italiani, senza nulla togliere alla fierezza di coloro che provenivano da Paesi lontani, nel pieno rispetto della loro cultura e delle loro tradizioni.
Quello che è accaduto davanti il Liceo di Firenze qualche settimana fa è un fatto gravissimo e non si può obliare con l’indifferenza, ha perfettamente ragione. Qualche anno fa, invece, è accaduta la stessa identica cosa davanti una Scuola superiore di Catania, con la differenza che “le parti” erano invertite. La vittima, un ragazzo di ultimo anno, non è venuto a scuola per diversi giorni a causa delle ferite del pestaggio, mentre i cinque aggressori già dall’indomani erano in classe. L’episodio è stato minimizzato per evitare strumentalizzazioni, così si disse e per non fomentare l’odio con l’odio.
Ora mi chiedo spontaneamente: perché l’attuale Sinistra si è potuta scrollare di dosso la terribile eredità del comunismo mentre l’attuale Destra è costretta a portarsi appresso ancora l’orribile fardello del nazi-fascismo?
Veda, cara Preside, purtroppo non ci rendiamo conto che continuando a demonizzare, ideologizziamo sempre più. I tempi sono cambiati. Così come lo sono per la Sinistra, lo sono per la Destra. Grazie a Dio, non ci sono più per entrambe le condizioni di attecchimento.
I partiti del bipolarismo, di centro-destra e di centro-sinistra, sono Parlamentari, ossia esistono in funzione dei dettami e del rispetto della Costituzione repubblicana e, cosa non irrilevante, RAPPRESENTANO IL POPOLO ITALIANO.
Onestamente, non ravviso nessuna forma di “rigurgito”. Non c’è nulla di organizzato o di precostituito. È violenza allo stato puro generata dal disorientamento di questi giovani che utilizzano vessilli e colori in nome del nulla che hanno dentro, e la politica non c’entra perché le vere cause vanno ricercate altrove.
Il pericolo sta in chi, invece, non si riconosce nella nostra Legge e nelle Istituzioni, in chi vede come nemici le Forze dell’Ordine, in chi delinque e combatte lo Stato. Non mi pare che nel nostro Parlamento possano esserci tali presupposti.
L’impegno della scuola è quello di guidare i giovani al rispetto della Persona e alla consapevolezza che chiunque usi la violenza per affrontare e risolvere un problema, sta sbagliando strada.
Ce l’ha insegnato Ghandi e, prima di lui, un paio di millenni fa, chi rivoluzionò la storia con le sue idee progressiste, gli fu riservata la fine dei peggiori criminali e ancora oggi lo perseguitano perché… troppo scomodo.
Le auguro di cuore un buon proseguimento di anno scolastico, nel suo impegno a servizio della formazione dei giovani, a cui è affidato il futuro di noi tutti.
Un saluto cordiale,
Fania Consoli
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