L’importanza della lettura è direttamente proporzionale alla difficoltà che incontriamo nel farlo. La fatica che i nostri ragazzi devono affrontare è sotto gli occhi di tutti gli insegnanti. Considerare, una volta per tutte, questo dato di realtà, consentirebbe un’analisi lucida funzionale ad un approccio migliorativo, se non addirittura vincente.
Come ho già scritto nel mio precedente articolo, pubblicato sempre su Tecnica della scuola, la lettura non è una pratica spontanea, se camminare o vedere non necessita dell’intervento educativo di un adulto, leggere, invece, prevede l’intervento di professionisti, di insegnanti, che devono riconvertire, circuiti preposti ad altro, alla decodifica di grafemi.
In poche parole, se l’uomo è naturalmente portato ad usare il linguaggio orale, per quello scritto ha bisogno di insegnanti, ha bisogno di noi. Imparare a leggere è difficile, diventare lettori, lo è molto di più. Ecco perché dobbiamo pensare ad una educazione alla lettura che possa declinarsi all’interno di un curricolo verticale che parta dall’infanzia e arrivi alle scuole secondarie di secondo grado. In un Istituto comprensivo, questo ambizioso obiettivo potrebbe diventare raggiungibile, grazie alla collaborazione fra insegnanti dei diversi ordini scolastici.
La neurologia della lettura ci insegna che la prima tappa di lettura è quella grafico-pittorica, cioè passa attraverso le immagini. Ecco che l’albo illustrato e i silent book potrebbero diventare uno strumento magico per avvicinare i bambini (e ragazzi più grandi) e farli appassionare a questo, come lo definiva M. Proust, piacere divino. L’albo illustrato non è un genere letterario, è una tipologia che permette, grazie alle illustrazioni, di seguire meglio la storia.
La storia, negli albi di qualità, inizia dai risguardi, cioè dalle pagine che si trovano prima e dopo il corpo del libro. Anche il frontespizio, a volte, è parte integrante della storia, come del resto lo è la copertina. Accanto alle illustrazioni c’è il testo che, essendo breve, rende questo strumento inclusivo e adatto a tutti.
Il silent è invece un albo particolare, senza parole, che si presta a numerosissime interpretazioni e permette diversi interventi da parte dei lettori. Anche i wordless book (altro nome con cui sono definiti), sono inclusivi e permettono un’azione didattica efficace, sebbene, ne rimaniamo convinti, e lo ribadiamo, che leggere sia un’avventura estetica. Si potrebbe chiedere ai ragazzi di commentare le immagini sul quaderno per creare una storia, la loro
Lucia Schiralli
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