Mi rivolgo al Sig. Ministro dell’Istruzione, al Consiglio superiore della pubblica istruzione e ai Signori Provveditori degli uffici scolastici.
Ho effettuato studi scientifici fino al livello post laurea e ho due figli, uno diplomato al liceo scientifico delle scienze applicate e l’altro che sta frequentando il liceo linguistico. Li ho seguiti negli studi e talvolta anche dei loro compagni di scuola: ho accumulato esperienza sui programmi scolastici e sull’approccio che hanno i diversi studenti, seppure non sia una docente. Conosco l’importanza delle materie scientifiche, ma so anche che non tutti hanno la “mente matematica” e mi chiedo perché, chi decide tra di voi, non abbia considerato questa evidenza quando ha elaborato l’impostazione dei licei linguistici. Qui la quasi totalità degli studenti è obbligata a studiare materie per cui non ha attitudine – matematica, fisica e chimica – fatica senza profitto e i voti negativi appiattiscono i risultati ottenuti nelle altre. Ore e ore perse che potrebbero fruttare se sostituite con discipline attinenti al loro percorso. Perché non è che, obbligandoli a studiare ciò che proprio non capiscono, ad un certo punto ci riusciranno. I 3, 4 o i rari 5 li accompagneranno sempre. Un’umiliazione dietro l’altra, che diventa accanimento quando si impongono nelle seconde le prove invalsi di matematica invece che di inglese e a ogni classe le prove parallele (con voto) sempre di matematica invece che di inglese: perché tali prove non vengono fatte in base all’indirizzo?
Questi ragazzi si preparano per un futuro nella comunicazione, nazionale o internazionale: dovrebbero studiare l’evoluzione delle lingue, delle culture dei popoli. Mai come oggi risulta evidente che conoscere la storia contemporanea e la geopolitica è essenziale, ma in quinta non si arriva oltre la seconda guerra mondiale e la geografia è praticamente sparita dai programmi. Una gravità che si commenta da sola! E nel triennio le ore di inglese (prima materia di indirizzo) passano da quattro a tre: assurdo!
Non sarebbe più logico lasciare le materie scientifiche dopo il biennio? Lo si fa con il latino, ma non con la matematica e la chimica e addirittura si aggiunge la fisica! Quando poi ogni anno i docenti di fisica, essendo pochi, mancano: basterebbe mandarli ad insegnare dove ha senso che lo facciano.
Per questi ragazzi non sarebbe più utile addentrarsi nell’etimologia delle parole invece di impantanarsi in un problema di meccanica? Conoscere la geografia fisica e politica di un paese, invece di navigare a vista in un piano cartesiano? Immergersi nella storia della musica, espressione della cultura dei popoli, invece di annaspare nella molarità di una soluzione?
Ad ogni livello istituzionale sento che si parla molto di talenti e autostima degli studenti. Alle parole non seguono i fatti.
Calzante la frase: “Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà l’intera vita a credersi stupido.”.
Francesca Padula
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