I lettori ci scrivono

L’inaugurazione della Scala di Milano e l’antifascismo

Le parole hanno un significato. Esattamente come i gesti. Ma le parole hanno anche un’intelligenza. Un’empatia, una sfumatura, un colore e una storia. Hanno uno spazio e un tempo dove muoversi e respirare. Una parola porta con sé altre parole. Altre storie. Altri significati. E in essa trovano spazio sentimenti ed emozioni, nostalgie e ricordi. Una parola può salvare e distruggere può rimettere le cose a posto. O mettere tutto in discussione. La parola ha un grande, immenso potere.

L’altra sera alla Scala di Milano un coraggioso o irresponsabile (a seconda dei punti di vista) giornalista allo spegnersi delle luci ha urlato “Viva l’Italia antifascista”. Qualcuno ha aggiunto “bravo”.

La frase del giornalista è diventata virale e materia di opinione pubblica aprendo così un accesso dibattito. Perché tanto rumore per una frase di solo tre parole? Evidentemente perché ogni parola di quella frase racchiude un significato. Un momento storico. Di coraggiosa lotta. Per qualcuno è stato uno scoop da regalare a social e stampa. Per altri un momento emozionante. Per alcuni un momento di imbarazzante disagio. Ma non è tanto sulle semplici parole che bisogna soffermarsi. Quanto sulle emozioni, sui ricordi, sui riflessi emotivi che queste parole possono aver suscitato nella mente e nel cuore.

La carica emotiva del canto di Mameli, che ha preceduto il chiacchierato urlo, quei coraggiosi “Fratelli d’Italia” evidentemente hanno smosso nel giornalista germi di patriottismo latente che si è palesato in quell’urlo emotivo dai forti slanci emotivi che ha restituito alla platea un momento rituale (quello delle urla) che fa ormai parte dello spettacolo.

Ma le parole del giornalista non sono semplici urla o critiche allo spettacolo. Sono parole che racchiudono coraggio, forza e memoria storica. Esattamente come le parole dell’Inno che creano in noi Italiani emozioni forti e patriottiche. E le emozioni creano immagini. E le immagini si trasformano in parole. Che richiamano l’audacia, l’eroismo e la forza di quei FRATELLI che hanno fatto l’Italia e gli italiani. La verità è che ci identifichiamo e ci perdiamo nella bellezza immutata di quelle parole, come l’ormai famoso giornalista della Scala. Tutti noi ogni volta diventiamo i coraggiosi “Fratelli” che Mameli celebra nel suo Inno. Che combattono, che urlano, che difendono la bandiera e l’orgoglio.

E quel momento storico diventa per ognuno il punto di partenza, il ritorno alle radici, il salto nella storia che proietta dentro di noi i valori della Patria, della libertà e della fratellanza. Ecco allora che la storia, anche attraverso il semplice richiamo di una frase, riporta a valori e sentimenti che destano emozioni forti e ataviche. È in questo substrato emozionale che il passato incontra il presente. Richiamando i valori della libertà, della Patria, del coraggio: valori sbiaditi e riposti come statue di marmo dentro fredde teche di vetro mostrate solo nelle cerimonie di rito. La storia del passato trova significato nel presente, nella storia di ogni uomo, nella bellezza di quelle conquiste che appartengono a tutti. Che fanno parte del nostro presente. Del nostro bagaglio culturale e sentimentale. E che si manifestano improvvisamente, coraggiosamente, inevitabilmente in una semplice frase.

Francesca Carone

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