Voglio intervenire anch’io sulle recenti, discutibili (a voler essere gentili) affermazioni di Ernesto Galli della Loggia, il cui editoriale, uscito sul Corriere della Sera in questi giorni, ha suscitato e sta suscitando giuste polemiche.
Della Loggia scrive tra l’altro: “nella scuola italiana… convivono regolarmente, accanto ad allievi cosiddetti normali, ragazzi disabili anche gravi con il loro insegnante personale di sostegno (perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità), poi ragazzi con i Bes… e infine, sempre più numerosi, ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola d’italiano.”
Per oltre un decennio, fino a metà degli anni Novanta, quando tornai a insegnare lettere, sono stato un docente di docente di sostegno (specializzato).
In quegli anni, e successivamente, sino al pensionamento nel 2020, sono stato testimone diretto dell’importanza dell’inclusione nel sistema educativo italiano, punto di forza, non certo di debolezza, che arricchisce l’esperienza di apprendimento di tutti gli studenti.
Al di là di tutto, la critica di Della Loggia al modello di inclusione evidenzia una scarsa conoscenza della realtà scolastica. Parla ad esempio di docenti personali (sic!) di sostegno, quando è risaputo che il sostegno è alla classe. Insegnanti che sarebbero a digiuno di nozioni sulla disabilità (ma che ne sa, poi perché generalizzare?).
La sfida dell’integrazione di studenti con esigenze diverse è reale, ma richiede soluzioni costruttive, quelle messe in atto negli anni dalla gran parte dei vari CdC non la “segregazione” ,ossia il ritorno alle famigerate classi speciali che piacerebbero all’illustre commentatore…
Contro questa visione passatista dell’istruzione, non si può non pensare a figure storiche come Don Lorenzo Milani che sottolineò costantemente con gli scritti e il suo agire il valore dell’educazione inclusiva e di un approccio pedagogico che valorizzasse ogni studente, indipendentemente dal suo background o dalle sue capacità.
L’inclusione non è solo un obbligo morale, ma anche un’opportunità per arricchire l’esperienza educativa di tutti gli studenti. La diversità in aula è una risorsa che stimola la comprensione, l’empatia e la crescita personale.
Secondo UNICEF, l’educazione inclusiva è fondamentale per lo sviluppo delle abilità di circa 240 milioni di bambini con disabilità in tutto il mondo (https://www.unicef.org/education/inclusive-education).
Nell’articolo, della Loggia fa riferimento al volume “Una scuola esigente” di Giorgio Ragazzini, le cui critiche alla “scuola indulgente” e alla pedagogia attuale appaiono un ulteriore tentativo di marginalizzare gli studenti con bisogni speciali o sfide particolari, suggerendo un ritorno a un modello educativo più elitario e meno accessibile a tutti.
Solo sostenendo e promuovendo l’inclusione nell’istruzione possiamo assicurarci che la scuola rimanga un luogo di crescita, apprendimento e uguaglianza per tutti.
Maurizio Braggion
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