I continui cambiamenti dell’ultimo decennio rischiano di invalidare decenni di buone leggi e buone prassi inclusive, che molti Paesi ci hanno invidiato e ci invidiano. Ne è la testimonianza il fatto che un numero sempre crescente di docenti specializzati desidera passare sulla disciplina, abbandonando il sostegno didattico. Generano confusione e disorientamento, l’esatto opposto di ciò di cui c’è bisogno.
Da quattro anni ormai un’innovazione sta creando caos nelle scuole, generando un continuo aumentare di contenzioso. In preambolo si citava alcuni articoli della nostra Costituzione, ma proprio la Corte Costituzionale vi ha trovato numerose incongruenze.
Ora è un continuo balletto tra modelli e allegati, al quale neanche i diretti interessati sanno dare chiare delucidazioni.
Si cerca la continuità solo nel docente di sostegno, mettendolo a disposizione delle famiglie, mentre l’inclusione scolastica è opera dell’intero Consiglio di Classe. Sembra quasi una discriminazione, come se si fosse trattati da insegnanti inferiori. Perché non si chiede la continuità a tutti i docenti?
C’è da aggiungere, in ultimo, che illustri esperti, i quali in passato avevano sempre corteggiato l’inclusione italiana, ad un certo punto e fino a qualche settimana fa si sono spinti, mossi da non ben chiare forze occulte, a invocare il ritorno alle classi differenziate.
L’inclusione scolastica ha bisogno si di alcuni cambiamenti, quelli giusti, ma soprattutto di stabilità.
Carlo Salvitti
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