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L’indeterminatezza del problema formativo

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La formazione dei giovani è tema di cui tutti parlano, parlano, parlano .. senza inquadrare il problema.
La visione sistemica, caposaldo della cultura contemporanea, è assente.
Anche l’organizzazione, chiave di volta degli assetti sociali, elemento essenziale per conseguire le finalità istituzionali, è dimenticata.
Se fosse assunto un punto di vista corretto, risalterebbe appieno l’arretratezza della gestione scolastica.
Stridente apparirebbe il contrasto tra l’approccio progettuale che, definiti i traguardi e aggregate le risorse, conduce alla conquista dei risultati, con quanto avviene a scuola. I singoli docenti, autonomamente e guidati dai libri di testo, orientano i lavori delle classi; le loro valutazioni, aggregate in sede collegiale, determinano i passaggi alle classi successive.
Traslando la situazione in campo edile, focalizzando le figure dell’architetto/ingegnere e del muratore, si coglie appieno l’irrazionalità del modus vivendi delle scuole.

Eppure esiste lo strumento guida per il coordinamento degli insegnamenti: il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, che “esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa”.
La norma prescrive il passaggio dal generale allo specifico. Si tratta del momento fondante di un progetto: l’esplicitazione dei risultati attesi, in termini di osservabilità e misurabilità.

Le risposte a tre domande illuminano il campo del problema.
Quante sono le scuole che hanno elencato e descritto le competenze generali cui tutti gli insegnamenti devono mirare?
Quanti sono i dirigenti scolastici che hanno convocato il Collegio dei docenti per “Valutare l’efficacia dell’azione didattica in rapporto agli obiettivi programmati”?
Quanti sono i dirigenti scolastici che hanno convocato i Consigli di classe per “coordinare” gli insegnamenti, con la specifica degli obiettivi cui la didattica deve essere orientata?

Enrico Maranzana