Si definisce FISSITA’ FUNZIONALE un processo mentale che vincola il campo del problema all’esperienza e alle pratiche risolutive tradizionali: la possibilità di ristrutturare il terreno problemico è trascurata e l’utilizzo non convenzionale degli elementi disponibili non è preso in considerazione.
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La scuola ha iniziato a manifestare la patologia “fissità” alla fine degli anni 60. In quel tempo lo studio delle finalità del sistema scolastico era intenso e, in particolare, si concentrava sull’esplosione delle conoscenze: era stato calcolato che in sette anni il sapere umano raddoppia ed era stato costatato che la sua evoluzione avviene per ristrutturazioni e non per accumulazione.
Da qui la necessità di riorientare i processi formativi: la conoscenza non può essere più intesa come finalità ma come palestra per la promozione e il consolidamento di capacità e di abilità.
Le discipline non sono più il cardine della scuola; le potenziali qualità dello studente sono il suo nuovo perno.
Sia d’esempio l’esame di maturità del 1969.
La norma è inequivocabile; il versante della conoscenza è nettamente separato da quello dei comportamenti, comportamenti da cui affiorano le particolarità individuali:
“Lo scrutinio finale è inteso a valutare il grado di preparazione del candidato”.
“L’esame di maturità ha come fine la valutazione globale della personalità del candidato”.
Una separazione protetta e vincolata sia dalla collegialità di tutte le operazioni d’esame, sia dalla procedura per l’espressione del giudizio di maturità:
“A conclusione dell’esame di maturità viene formulato, per ciascun candidato, un motivato giudizio, sulla base delle risultanze tratte dall’esito dell’esame, dal curriculum degli studi e da ogni altro elemento posto a disposizione della commissione.
Il giudizio, se positivo, si conclude con la dichiarazione di maturità espressa a maggioranza.
Il giudizio di maturità è integrato da un voto”.
Le commissioni d’esame hanno snaturato l’accertamento qualitativo/descrittivo, disattendendo il mandato ricevuto:
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Il governo di un sistema implica la circostanziata indicazione dei risultati attesi.
Come identificare l’orientamento del sistema educativo?
L’ordinamento vigente individua i soggetti responsabili dell’elaborazione dei traguardi, precisa la forma della loro espressione, specifica la loro natura, espone i loro componenti.
La legge delega del 2003, relativa alla definizione delle norme generali sull’istruzione, ha formalizzato l’orientamento sotteso alle disposizioni elaborate nei trent’anni precedenti: “E’ promosso l’apprendimento in tutto l’arco della vita e sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”.
Da cui:
I regolamenti di riordino del 2010 forniscono repertori di competenze generali mentre le competenze specifiche sono elencate nelle indicazioni nazionali.
La struttura decisionale, responsabile dell’efficacia del servizio, è compendiata nel T.U. del 1994:
Ne discende che la responsabilità del successo formativo e di quello educativo non può e non deve essere attribuita al singolo docente: è il Consiglio di classe che indirizza e vincola l’attività degli insegnanti.
Il Consiglio di classe è l’unità operativa elementare.
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Si richiamano le cause del fallimento dell’esame di maturità del 1969 sopra esposte: le commissioni
La patologia “fissità”, che ha viziato l’antico procedimento, nonostante i cinquant’anni che ci separano dall’esperienza, non è stata diagnosticata. I suoi effetti hanno continuato e continuano ad ammorbare la vita delle scuole.
La lettura dei PTOF esposti in rete sono inequivocabili.
Si trascrivono alcuni eloquenti passi del PTOF dell’I.I.S.S. “Ettore Majorana” di Brindisi, a firma del dirigente scolastico Prof. Salvatore Giuliano, ora sottosegretario del MIUR
“Il Collegio dei docenti ha stabilito che occorre un congruo numero di interrogazioni/esercitazioni al fine di accertare il raggiungimento, mediante l’espressione di un voto unico, degli obiettivi specifici di apprendimento di ciascuna disciplina”.
“Le indicazioni nazionali e le linee guida delineano una prospettiva formativa e didattica articolata in obiettivi”.
“Nello scrutinio finale per ogni disciplina è espresso un voto unico, sintesi valutativa delle verifiche e di tutti gli elementi di giudizio acquisiti durante l’attività didattica..”
Un’impostazione viziata dall’assenza della
Il Ptof del Majorana è infarcito di buoni propositi, cui non fa riscontro la progettualità formativa, educativa dell’istruzione prevista dal DPR sull’autonomia del 99: la scomposizione delle finalità in obiettivi, la formulazione d’ipotesi, la controllabilità non sono presenti.
“La promozione delle competenze”, visibile in rete, mostra un’esperienza ministeriale: indica la via da seguire per ridare alla scuola il necessario prestigio.
Enrico Maranzana
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