Con soli 5 mesi di ritardo, finalmente in GU sono approdate le linee guida per la ventilazione delle scuole ai sensi della L 11 del 18/2/22.
Il documento, scrive il Prof Buonanno “Non riporta alcuna indicazione utile per i presidi, non assumendosi il Ministero della Salute per l’ennesima volta la responsabilità su come contrastare la trasmissione aerea”. Sicuramente è un passo importante per la scuola italiana – finalmente si parla di qualità dell’aria, sono passati 12 anni dal rapporto Gard1 del Ministero della Salute che ha relegato le scuole italiane agli ultimi posti in Europa proprio per la qualità dell’aria – ma tante sono le perplessità che il testo fa emergere.
In primis, si parla di raccomandazione. Eh no! Il diritto a respirare aria salubre in ambiente scolastico è sancito dall’OMS, non si può lasciare discrezionalità ai Dirigenti Scolastici o agli Enti Locali a procedere in tal senso.
Si prevedono poi interventi in ventilazione se, nonostante l’adozione di altre misure di mitigazione, a seguito di rilevazioni effettuate in classe non si riescono a rispettare determinati parametri.
Già a inizio pandemia si pretese di dimostrare se gli ambienti scolastici fossero luoghi di contagio per virus a trasmissione aerea, cosa nota a tutti i genitori del mondo e comunque dimostrata anche nello specifico caso del Covid da rigorosi studi internazionali, oggi si chiede che si analizzi la situazione aula per aula per sapere se è il caso di interventi per migliorarne la qualità dell’aria. Il prossimo passo sarà chiedere la verifica che l’acqua bolle a 100 C°?
Secondo le linee guida, le rilevazioni per capire aula per aula se c’è bisogno di intervenire dovrebbero essere condotte su richiesta dei Dirigenti attraverso le Asl: ma abbiamo già il rapporto Gard 1 che rileva il pessimo stato dell’aria nelle classi e sappiamo già che le scuole non sono a norma per numero di ricambi d’aria in base al DM 75 e successive norme UNI, a che serve perdere altro tempo ed altri soldi? Tanto che poi le rilevazioni andrebbero fatte a scuole aperte e classi piene, non di certo ora con le scuole chiuse.
E dopo le inutili attività di monitoraggio – aggiunge la dott.ssa Cristina Costarelli, Presidente ANP Lazio – il DS chiede all’ente proprietario gli interventi necessari: una procedura che prevede tempi incalcolabili e del tutto inutile. Logica vorrebbe che l’input partisse dagli enti proprietari per tutti gli edifici scolastici. Senza poi dire della totale assenza di previsione economica.
E quali sarebbero le altre misure di mitigazione da adottare per un virus con contagiosità per il 99% per via aerea? Igienizzanti&co servono a poco, le mascherine non saranno previste.
E quindi? Non restano che le finestre aperte, deus ex machina. E buona pace della transizione ecologica, del freddo e dei cappotti e dei guanti, nonché dell’inquinamento che tanti danni provoca sulla salute dei più piccini.
Le linee guida sulla qualità dell’aria sono un passo avanti, ma per lasciare tutto di fatto come sta.
O quantomeno per settembre le aule riapriranno senza sicurezza alcuna. Senza ventilazione, senza mascherine e senza neanche il vaccino – perché a differenza degli USA ma anche della Germania che ha approvato localmente l’uso offlabel – Ema e Aifa non hanno ancora approvato il vaccino per gli under 5 né il booster per i 5-12 che hanno ormai la II dose risalente ai primi mesi dell’anno.
Una cosa però l’avremo: un virus lasciato ormai senza controllo.
“Eppure vari studi internazionali nonché lo studio realizzato recentemente nella Regione Marche dimostrano che con ventilazione meccanica di min 6 vol/h il rischio contagio si abbatta di oltre l’80%, con efficacia maggiore delle mascherine stesse, oltre ad ottenere un risparmio energetico stimato di 500€/aula/anno” aggiunge Buonanno.
Invece a settembre ancora nulla.
E pazienza se qualche bambino, fragile o meno, andrà ad alimentare i numeri mai citati di ospedalizzazioni, TI e decessi pediatrici.
Il confronto sui dati dei primi 22 mesi di pandemia (da feb 20 a dic 21) rispetto agli ultimi 7 mesi sono impietosi: si è passati rispettivamente da 9.423 ospedalizzazioni, 263 TI e 35 decessi pediatrici a 21.707 ospedalizzazioni, 478 TI e 63 decessi. Numeri praticamente raddoppiati in soli 7 mesi. Per non parlare del Long Covid: il 17% dei bambini e degli adolescenti italiani che hanno avuto una infezione da Covid-19 manifesta a distanza di tre mesi sintomi Long Covid tra cui più comuni sono congestione nasale, mal di testa, affaticamento e insonnia. È quanto emerge dal primo studio prospettico sul long Covid condotto sui bambini e gli adolescenti italiani, coordinato dall’azienda ospedaliera Universitaria di Parma.
Ma che importa, per i più sono solo percentuali irrilevanti. Per pochi, inclusi genitori di bambini con fragilità, ogni caso è un bambino e potrebbe essere il proprio figlio. Senza ventilazione, senza mascherine per tutti (è inutile se portata solo da un soggetto) e senza neanche vaccini, come mandiamo i bambini più fragili in aula? Al momento nessuna risposta, conclude Sambataro.
Le linee guida sono in GU: tutto cambia perché nulla cambi.
Stefania Sambataro, Vicepresidente di IdeaScuola
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