Le nuove Linee guida per la Didattica Digitale Integrata (DDI) non hanno ancora la veste dell’ufficialità, ma già fanno discutere.
In attesa del parere del Consiglio Superiore delle Pubblica Istruzione, è evidente che per le scuole, fin da inizio settembre, si profila un carico di adempimenti burocratici, più formali che di sostanza.
La “sostanza” infatti presupporrebbe che i docenti avessero già ricevuto, o ricevessero fin da subito, una adeguata formazione, per trasformare la didattica a distanza (DaD) della fase emergenziale in una vera didattica digitale integrata (DDI), cioè una metodologia innovativa ed efficace frutto di maturazione e sviluppo professionale.
Cominciamo con gli adempimenti di inizio anno scolastico, che non sono pochi. Ciascuna istituzione scolastica dovrà infatti:
Ci si sarebbe aspettati, dopo la fase di emergenza in cui la stragrande maggioranza dei docenti ha investito nella DaD tempo e risorse, anche improvvisando creativamente fra mille difficoltà, che si aprisse una fase di riflessione e di confronto, per raggiungere un grado di sviluppo professionale più maturo e adeguato ai nuovi scenari. Sarebbe una priorità assoluta, vista la situazione che si profila a inizio del nuovo anno scolastico.
Invece no. La formazione del personale è quasi una appendice degli adempimenti burocratici, e non “una leva fondamentale per il miglioramento e per l’innovazione del sistema educativo italiano” come si dice a parole.
La formazione non è partita in tempo rispetto alle esigenze sopraelencate. Il ministero si limita a indicare le aree tematiche sulle quali ciascuna scuola è invitata a predisporre il suo Piano della formazione del personale, con il supporto degli uffici scolastici regionali. Le priorità individuate sono informatica, metodologie innovative, privacy, salute e sicurezza.
Si fa riferimento ad alcune metodologie “fondate sulla costruzione attiva e partecipata del sapere da parte degli alunni” dalla didattica breve, all’apprendimento cooperativo, alla flipped classroom, al debate (niente di nuovo insomma).
Si “raccomanda” alle istituzioni scolastiche di procedere ad una “formazione mirata” che ponga i docenti nelle condizioni di affrontare in maniera competente queste metodologie.
In pratica, è compito di ciascuna scuola individuare le specifiche esigenze formative e organizzarsi, con tutte le difficoltà collegate, considerata anche l’annosa questione che la formazione in servizio è sì “obbligatoria, permanente e strutturale” come afferma la legge107/2015 (Buona Scuola), ma il Contratto nulla dice sulle regole operative.
Quello della formazione è pertanto il punto debole che mina alla base l’efficacia della DDI, che non può ridursi a una trasposizione online delle attività in presenza, come verosimilmente accadrà nella maggioranza dei casi.
Come al solito, le scuole saranno solerti nell’espletare gli adempimenti formali obbligatori, ma non ci potrà essere innovazione effettiva senza formazione del personale.
Ascolta subito la nuova puntata della rubrica “La meraviglia delle scoperte” tenuta da Dario De Santis dal titolo: “I Simpson, nel…
"Servirebbero più risorse per la scuola pubblica e per l'istruzione per garantire il diritto al…
I compiti a casa sono il momento del consolidamento e della rielaborazione delle conoscenze, e dell'esercitazione…
È partito il 21 scorso alle 15,10 da Torino Porta Nuova il "Sicilia Express", il…
Una aspirante partecipante al concorso ordinario PNRR 2024 della scuola primaria e infanzia, ci chiede…
Il 19 dicembre 2024 segna un passo decisivo per l’organizzazione del concorso docenti. Con una…