Si susseguono senza sosta le dichiarazioni di partiti, movimenti e sindacati sulle Linee Guida per il rientro a settembre.
Per il momento le posizioni sono quasi tutte contrarie alle indicazioni del CTS e alle prime proposte del Ministero.
Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia) sostiene che “le alternative per evitare il doppio turno ci sono; caserme, oratori, centri culturali, biblioteche, ostelli, foresterie, immobili dismessi in quantità rappresentano una valida alternativa utile a scongiurare il rischio di lezioni da remoto che snaturerebbero il senso stesso della scuola e creerebbero diseguaglianze inaccettabili tra i ragazzi”.
“Il Ministero dell’istruzione non decide e lascia che le regole sulla riapertura delle scuole le decida il Comitato Tecnico Scientifico”: l’accusa arriva da Gabriele Toccafondi, Daniela Sbrollini e Michele Anzaldi, componenti di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera e al Senato.
Italia Viva sottolinea che a queste condizioni o si raddoppiano spazi, docenti – e quindi risorse economiche – oppure si dividono le classi e si fa lezione a turni o in didattica a distanza, oppure, ed è un rischio vero, non si riapre.
“La politica – concludono i parlamentari – ha il diritto e il dovere di decidere, ascoltando tutti gli esperti, CTS compreso. Ma solo la politica ha il dovere di prendere delle decisioni, perchè chi fa politica è scelto democraticamente dai cittadini, chi siede in un comitato no”.
Molto perplessa la segretaria nazionale Paola Serafin, responsabile dei dirigenti scolastici CISL Scuola: “Al momento sembra che le indicazioni fornite siano assolutamente generiche e prive del necessario spessore anche tecnico”.
Ci vogliono indicazioni chiare a livello – aggiunge Serafin- e “non può essere invocata l’autonomia scolastica come unico strumento per affrontare la complessità della situazione”.
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, non usa mezzi termini e parla di linee guida “inadeguate e pericolose, specchio della solita repubblica delle chiacchiere e delle scartoffie inutili”.
“Inoltre – conclude – continuando a delegare alle singole scuole le decisioni circa le strategie da adottare si mina gravemente l’unitarietà degli ordinamenti e del sistema scolastico garantita dalla Costituzione e il valore legale del titolo di studio”.
Durissimo Pino Turi, segretario nazionale Uil Scuola: “Il piano si basa su principi di sussidiarietà verticale e orizzontale che indeboliscono la funzione affidata alle scuole statali del paese. Lo dicessero chiaramente: con questo patto si vuole aprire alla privatizzazione della scuola italiana. L’idea che, alla cura dei bisogni collettivi e delle attività di interesse generale provvedono direttamente i privati cittadini, attraverso non meglio individuati ‘patti educativi di comunità’ è cosa profondamente diversa dal sistema nazionale di istruzione statale”.
Del tutto diverso su questo problema il punto di vista di Suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche e fautrice del “costo standard”: “Valorizzazione dell’autonomia e patti di comunità: proposte realmente interessanti. Puntare sull’autonomia delle scuole è fondamentale e prepara al pieno compimento della legge sull’autonomia, l’eterna incompiuta. L’organizzazione pratica della ripresa delle attività sarà infatti coordinata da Tavoli regionali e affidata ai Dirigenti scolastici che, in una logica sussidiaria, potranno avvalersi di ulteriori forme di flessibilità sulla base degli spazi a disposizione e delle esigenze delle famiglie e del territorio”.
“Autonomia e costruzione di alleanze sul territorio – conclude Suor Anna Monia Alfieri – sono intuizioni che, se attuate, consentiranno alla scuola pubblica di riemergere dal pantano nel quale si trova e nel quale rischia di rimanere affossata. Realizzare l’autonomia significa porre le basi per un sistema scolastico che dia alle famiglie la possibilità di scegliere”.
Secondo Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, si tratta di un piano che si riduce di fatto ad “un elenco di ovvietà fumose e inconsistenti, che non danno sicurezze e che lasciano spazio a interpretazioni e iniziative che dovranno essere prese via via dai presidi, dagli enti locali, dai governatori”.
“Se volevano scaricare le responsabilità su altri attori e concepire un documento così sciatto – conclude Gelmini – potevano farlo un mese fa, concedendo tempo prezioso per organizzare la riapertura”.
Di “linee guida fumose che si prestano a mille interpretazioni, ma che non risolvono un bel niente” parla anche Rossano Sasso della Lega.
“Il ministro Azzolina – aggiunge Sasso – sembra voler dire a enti locali, studenti, genitori e lavoratori tutti della scuola: arrangiatevi. E quindi si continuano ad accorpare le classi, prosegue la didattica a distanza nelle scuole superiori, si prevedono turni ed ingressi scaglionati, con buona pace dell’organizzazione delle famiglie”.
“Il ministro Azzolina – conclude sarcasticamente il deputato leghista – politicamente sembra sempre più un protagonista del celebre libro ‘Io speriamo che me la cavo’”.
Luca Cangemi, responsabile nazionale scuola del PCI, è ancora più netto: “Le cosiddette linee guida per il prossimo anno scolastico della ministra Azzolina sono un documento desolante, logico esito di mesi di confusione, irresponsabilità, propaganda e adesione alle peggiori idee di controriforma della scuola”.
Secondo Cangemi il piano si basa su un vero e proprio progetto di “distruzione delle classi, destrutturazione dell’orario, accorpamenti di discipline, moltiplicazione dei carichi di lavoro per insegnanti ed ATA (senza alcun ragionamento su retribuzioni già oggi indecenti), uso creativo di locali che nessuno sta cercando e di strumenti che nessuno sta approntando”.