Come evidenziato dalla nostra testata, nelle Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, recentemente pubblicate dal MIM, il tema ambientale è stato riassorbito nel filone “Sviluppo economico e sostenibilità”: il quale, pur ribadendo a parole il rispetto della natura, dell’Uomo e degli animali, lo mescola con la cultura dell’iniziativa privata, dell’assicurazione, del risparmio, nonché alla lotta alle droghe, al gioco d’azzardo e alla ludopatia.
Insomma, le nuove Linee guida lasciano sullo sfondo la gravissima crisi ambientale che viviamo, e che mette a rischio la qualità della vita — se non la sopravvivenza stessa — delle generazioni cui la Scuola insegna l’educazione civica.
I giovanissimi vanno anzitutto informati della reale situazione e dei rimedi possibili
Non mancano, nelle Linee guida, gli accenni al clima; senza però mai ricordare le cause del surriscaldamento globale (ambiguamente definito “cambiamento climatico”, espressione che ne suggerisce un’origine naturale e non antropica), né le contromisure necessarie, né l’impellenza di un’informazione capillare dei giovani affinché siano consapevoli di quanto li attende, della necessità di mitigare il riscaldamento e di adattarsi alle trasformazioni già avvenute (ed ormai irreversibili).
Si continua con l’inveterata tradizione dello Stato italiano del cambiare tutto per non cambiare nulla: o meglio, del metter per iscritto belle parole sui problemi che non si vuole affrontare, per dimostrare la propria “buona volontà” e correttezza, onde potersi poi proclamare innocenti di fronte alle inevitabili accuse di totale inazione o inconcludenza nei confronti dei medesimi problemi.
Uscire dal fossile? Forse, ma fra un bel po’ (e comunque con molta calma)
Ciò è indirettamente confermato dal Piano Nazionale Integrato per Energia e Clima (PNIEC), inviato dal Governo alla Commissione Europea nello scorso luglio. Come organi di stampa e associazioni ambientaliste — tra cui WWF e Greenpeace — notano, il piano non indica percorsi di uscita dai combustibili fossili, malgrado le richieste della COP 28 e gli accordi del G7 a Venaria; non prevede tutele per chi ricevesse danni economici dalla rinuncia al fossile; presenta il nucleare come unica — opinabilissima — “soluzione” alla crisi climatica; prevede scarsi obiettivi di sviluppo e ricerca sulle fonti di energia rinnovabili. Intanto, come ha ricordato ActionAid lo scorso giugno, lo Stato italiano (sesto al mondo per sovvenzioni pubbliche ai combustibili fossili), continua a finanziare i fossili in Africa.
Anche Confindustria vorrebbe più aiuti statali alle rinnovabili
Persino Confindustria è insoddisfatta per il debole sostegno del PNIEC alle rinnovabili (opportunità industriale ed economica), anche perché il PNIEC abbassail target 2030 di riduzione delle emissioni di CO2eq per l’elettricità italiana.
Solo ENI è soddisfatta: per il ruolo che il PNIEC le conferisce nella strategia di riprogrammazione nucleare — che ENI gestirebbe — e per la spinta ai biocarburanti, di cui ENI è il massimo produttore italiano.
Attenersi ai dettami dello Stato o ai princìpi dell’etica professionale?
I docenti devono obbedire a Cesare o alla propria coscienza? Devono forse nascondere ai giovanissimi la gravità della situazione ambientale del nostro pianeta?
Quand’anche si potessero celare i dati scientifici, parlerebbe la realtà che viviamo: i due mesi continuativi di caldo opprimente in tutta Italia da Bolzano a Pantelleria, avvertibile notte e dì da inizio luglio a inizio settembre 2024 fino ai 2.000 metri di quota; il Mediterraneo surriscaldato come non mai prima; gli uragani mediterranei, le inondazioni, i tornado, la grandine con massi di ghiaccio che perforano automobili e tetti, la siccità e le alluvioni che diroccano l’agricoltura, il mare che cresce intaccando spiagge ormai al lumicino, il cuneo salino che ammorba le falde acquifere costiere. Tutto parla da sé, malgrado lo spazio eccessivo riservato al negazionismo da non pochi media: autentico insulto alla comunità scientifica mondiale, che già 70 anni fa aveva previsto nei modi e nei tempi quanto accade sotto gli occhi dei nostri ragazzi.
2024: la più fresca estate dei prossimi 50 anni
Sono i fatti a far capire che la terribile estate 2024, la più calda di sempre, sarà la più fresca del prossimo cinquantennio. Siamo solo all’inizio di un processo di surriscaldamento globale che l’industrialismo rampante ha messo in moto e reso irreversibile, e che potrebbe non avere limiti. Possiamo solo (e dobbiamo) mitigarlo, facendo di tutto per adattarci, anche se nessuno Stato del mondo (tantomeno il nostro) sta realmente operando in direzione di mitigazione e adattamento.
Tutto questo non può e non deve esser nascosto. Se continueremo a propinare ai giovanissimi belle parole e buoni propositi (vuoti di reali intenzioni), otterremo solo due risultati: il loro disgusto per la nostra ipocrisia; e la perdita definitiva della loro attenzione ai nostri insegnamenti. Oppure, al contrario, vedremo esplodere la loro rabbia, quando capiranno che li abbiamo ingannati, compromettendo il loro futuro e la loro vita.
I miliardari del fossile sapevano, ma hanno investito miliardi in disinformazione
Come rivelano la rivista Science e la stessa RAI, già negli anni ’70 la Exxon aveva commissionato ai suoi scienziati lo studio del global warming, appurando con certezza che le temperature sarebbero aumentate di 0,2 gradi ogni dieci anni. Al contempo, però, la stessa compagnia petrolifera nascondeva queste scoperte e finanziava la disinformazione sull’argomento in tutto il mondo, come già avevano fatto le multinazionali del tabacco sui danni del fumo alla salute, e come ancora oggi i colossi del fossile fanno, serviti da stuoli di fedeli esecutori dei loro programmi.
Delitti simili, che hanno cambiato le prospettive umane di vita per sempre, non devono restare impuniti, e soprattutto non vanno taciuti. Informare i discenti su quanto sta accadendo deve comportare anche l’informazione sui rimedi, sui comportamenti da adottare, sulle responsabilità. Chi tace, sarà ritenuto complice nei libri di storia futuri.