“Sempre caro mi fu quest’ermo colle”. Chi è che non conosce l’inizio dell’Infinito di Giacomo Leopardi, una delle più belle poesie della letteratura mondiale.
In occasione del bicentenario dalla composizione della lirica leopardiana, sabato 16, verrà pubblicato il brano “L’Infinito 2.00″ di Mario Camilletti.
Camilletti non è nuovo a questo genere di esperimenti apprezzati, nella maggior parte, dai più giovani. Il docente è conosciuto, infatti, per essere il “professore che usa la musica per la memorizzazione dei grandi classici”.
Suo anche “Latine Cano”, lavoro pubblicato persino sul sito della prestigiosa Università di Cambridge, dove le più famose liriche della cultura classica latina, sono state riviste in chiave musicale, incredibilmente moderna.
Questa volta l’omaggio è tutto per Giacomo Leopardi con “L’Infinito 2.00″, una versione musicata e cantata, estremamente originale, della famosa lirica di Leopardi. L’operazione culturale ha avuto il beneplacito della famiglia dei Conti Leopardi di Recanati.
Dal 16 marzo su tutte le piattaforme di musica digitale, accompagnato da un video visibile su YouTube, sarà possibile ascoltare questo profondo e sentito omaggio ad un poeta straordinario.
A La Tecnica della Scuola, interviene il docente “cantante”:
Prof. Camilletti, una poesia talmente bella da poter funzionare anche come brano pop?
Il valore della poesia di Leopardi è indiscutibile e la musicalità dei suoi versi è chiara; credo che il poeta avrebbe apprezzato l’idea di musicare le sue liriche in chiave moderna: in fondo, è stato proprio lui a definire “Canti” le sue composizioni. E’ la dimostrazione che la poesia di Leopardi è talmente attuale, che può essere cantata come un normale brano pop moderno.
Abbiamo conosciuto Leopardi come l’uomo del pessimismo…
Siamo stati prigionieri di questa visione del lavoro di Leopardi per circa due secoli, adesso è il tempo di ripensare il nostro giudizio su di lui. Intanto, quella di Leopardi è la “teoria del piacere”, non del pessimismo; poi, in lui si sente la sfrenata ricerca della vita e della felicità, irraggiungibili, è vero, ma comunque degni di essere cercati…
Perché L’Infinito 2.0?
Che si tratti di un 2.0, cioè di una versione “aggiornata” grazie all’uso della musica, credo sia chiaro: però volevo anche ricordare che sono i duecento anni dalla composizione di questo straordinaria poesia: basterà togliere il punto e la ricorrenza sarà chiara…
Nel finale del brano alcune voci recitano L’Infinito tradotto in varie lingue
Mi sono avvalso di madrelingua, alcuni di loro sono dei colleghi di altri Paesi, che ringrazio di cuore. Ho voluto dare testimonianza della straordinaria fama di questo componimento e soprattutto del fatto che le differenze linguistiche, nella vera poesia, sono un dettaglio.
Con chi ha realizzato questa idea?
Il brano è frutto del lavoro fatto con grandi professionisti della musica, tra i migliori oggi in Italia: gli amici di sempre Flavio Mazzocchi, pianista, che ha curato anche l’arrangiamento, e Max Rosati, chitarrista e artefice del mixaggio finale in analogico. Con noi anche Luca Trolli, batterista di straordinaria musicalità. Voglio anche ricordare il prezioso supporto della Ian Steven Circus distribuzione.
E lei?
Io ho cantato e suonato il basso elettrico e il violoncello.
Una dedica in particolare?
Dedicata in primis a quel ragazzo che ha riempito il nostro mondo di poesie straordinarie, Giacomo Leopardi, uno che ci rende orgogliosi di essere italiani; e poi a tutti quelli che questa poesia l’hanno letta o studiata magari a scuola, l’idea è che la possano memorizzare cantandola.